
Se Alessandro Poerio ( Napoli, 27 agosto 1802- Venezia, 3 novembre 1848) è da annoverare quale poeta dell’italianità e dell’amor di patria a tal punto da sacrificare la sua stessa vita nella difesa della Repubblica di Venezia, si mostra necessario evidenziare che Alessandro Poerio fu un poeta completo in relazione alle tematiche delle sue liriche. Benedetto Croce non ha alcuna esitazione a rimarcare che “chi procuri di tornare, come si deve, alla semplice realtà delle cose, sarà portato a riconoscere che, dopo il Manzoni ed il Leopardi, nel periodo che va dal 1830 al ’48, l’opera di Alessandro Poerio, è accanto a quelle del Tommaseo e del Giusti, la sola che meriti di suscitare ancora l’interessamento dell’amatore di poesia.” Fu amico di Giacomo Leopardi, ma, a differenza del più famoso amico poeta, la poetica di Alessandro Poerio risente del suo cattolicesimo liberale.
Anna Poerio Riverso riporta, tra l’altro, due giudizi di eminenti critici letterari, i quali compendiano in maniera mirata e ideale le tematiche della poetica di Alessandro Poerio. Michele Tondo rileva il conflitto “tutto interiore, religioso possiamo dire, tra l’aspirazione all’assoluto e la coscienza dei limiti della condizione umana.”, mentre Mario Sansone pone l’accento su una sorta di inquietudine interiore, che, tuttavia, pongono il Poerio quale poeta “nel quale la spiritualità moderna e romantica si esprime con una serietà e singolarità inconfondibili.”
Le lunghe conversazioni tra Niccolò Tommaseo e Alessandro Poerio durante il soggiorno a Parigi dal 1830-35 saranno talmente gratificanti per entrambi da far sì che il Tommaseo nelle “Memorie poetiche” attesta che quei colloqui gli erano valsi a “ mantenere in sé la soave fiamma del bello” e che il Poerio era “ il solo col quale in Parigi potesse ragionare d’alta poesia”.
Benedetto Croce considera Alessandro Poerio “un figlio dei sui tempi, un animo fine, sensibile, melanconico, austero”, con la decisa volontà di infondere alti ideali il cui difficile perseguimento gli provocava quella sorta di lamento interiore che s’insinuava e si frammischiava tra i sentimenti di amore e una fede riconquistata.
Anna Poerio Riverso sottolinea al riguardo che l’alto ideale che aveva della valenza della poesia gli procurava talvolta una sorta di insoddisfazione e incontentabilità di non riuscire a trasmettere appieno la sua immensa ricchezza interiore, la dolcezza racchiusa nel suo cuore, così come si evince dalla poesia “Amore“: “Il cor mio si nasconde al mio pensiero. / Sol di me la superba arida noja/Sfogai con verso ignudo/Della dolcezza che nel sen conchiudo;/ Ed, ahimè, de’ fratelli/Tacqui io nato ad amarli, io nato a quelli.”
La lirica “ Conforto” comunica una ritrovata soddisfazione di poter, invece, comprendere i momenti di travaglio interiore altrui, e nobilmente rasserenarli: Vieni, e fidente posa/In quest’anima mia che ti comprende/L’anima dolorosa. / Parla o taci qual vuoi/ Sempre, o gentile, intende/ Il mio dolore antico i dolor tuoi. /Se tra la vana gente/ T’aggirasti gran tempo assai più solo/Che il deserto silente/ Se il riso di Natura/ Non ti fu tregua al duolo/ Anzi parve insultar la tua sventura/ Vieni, o gentil, deh vieni/ E sentirai se alquanto il divinato/ Tuo cor si rassereni /E pel tuo duolo istesso/Più caramente amato/Benedirai della pietà l’amplesso.
Infine, nella poetica di Alessandro Poerio una menzione particolare merita ” Una stella“, il cui profondo sentimento cosmico della cognizione della caducità umana di fronte all’infinito dell’universo, non può non proporci una comparazione con l’ Infinito leopardiano. Tuttavia, se l’immagine dell’Infinito spaziale e temporale leopardiano, in cui l’autore si immerge, dona una pace interiore, l’animo del Poerio è pieno di pace, consolazione e gioia nell’ammirazione del cielo stellato notturno, distinguendosi dal pessimismo cosmico del poeta recanatese: “Da una stella lontana e come ascosa/Fra gli splendori del notturno Cielo,/Mi viene una pensosa/ Gioia, che sboccia come fior da stelo;/E come di confuse alme fragranze,/Empiemi di memorie e di speranze. /S’ella non fosse eterna, io breve cosa, /La crederei per la mia pace nata./ Tanto cara mi giugne e innamorata/La sua pallida luce. /Finch’ella non tramonti in lei son fiso,/ Come tra mille aspetti/ Occhio rivolto a desiato viso. /L’altre eteree sorelle, /Assai di lei più belle, /Supreme intelligenze radïanti /Paiono al mio pensier; ma questa sola / Questa viene al cor mio, come Pietade/ Che della terra i pianti/ Intende e racconsola.
Bibliografia:
– Benedetto Croce- ” I travagli di uno spirito di poeta ( Alessandro Poerio) in ” Una famiglia di patrioti”- Adelphi, 2010
Anna Poerio Riverso- Alessandro Poerio- Vita e opere. Con l’aggiunta di lettere inedite di Ottilie Von Goethe ad Alessandro Poerio- Rubettino, 2022