Cales: da colonia latina a Municipio

In relazione alla testimonianza archeologica concernente Cales quale colonia latina nel 334 a.C. assume rilevanza il rinvenimento delle fondazioni di un piccolo edificio a pianta quadrangolare, in comune di Sparanise nell’anno 2005 durante la  costruzione della centrale termoelettrica Calenia. Le coordinate DMS ( lat. 41°10’39.50”N; long.14°6’52.28E) ci consentono di individuare il sito preciso in località ex Pozzi Ginori  a sud del perimetro urbano dell’Antica Cales.
I materiali – come asserisce il professore Stefano De Caro– ci confermano che siamo nel IV-III secolo a.C. e quindi nel momento in cui l’antica Cales assurgeva a colonia latina.

Dal punto di vista storico, quella che era stata l’antica Cales degli Ausoni, nel 334 a. C., dopo la conquista romana, assumeva  il nuovo status di colonia latina, e pertanto venne a perdere alcune delle tradizionali prerogative di città libera. Tuttavia essa ricevette dai Romani un trattamento di riguardo. Collocata in una posizione strategicamente rilevante e dominante l’intera pianura campana, baluardo fondamentale per la difesa e il controllo della via Latina, Cales costituì la testa di ponte dell’espansione romana nei territori dei Sanniti.

La presenza di già rilevanti strutture difensive, la sua forte posizione naturale e la vicinanza di alcuni corsi d’acqua concorrevano a rendere Cales adatta a sostenere lunghi assedi. Anche per questo la colonia latina di Cales conservò notevoli autonomie e giurisdizionali, esercitate tramite propri magistrati (pretori, duoviri e successivamente quatorviri). Ebbe, inoltre, un proprio Senatus e due Censores.

Inoltre, in relazione alla religione, fu concessa agli abitanti di Cales piena e libera facoltà di culto. Anche l’attività commerciale fu incoraggiata e ai Caleni fu consentito di poter acquistare suoli e immobili in territorio di Roma, come analogamente potevano fare i Romani nel territorio di Cales. Gli esponenti della classe patrizia potevano prendere la cittadinanza romana, senza avere l’obbligo di residenza.

Fu solo alcuni dopo alcuni anni che la città di Cales fu scelta come sede di una delle quattro questure decretate dal Senato Romano nel 267 a. C. e a quel periodo risale la coniazione delle monete con legenda Caleno. Gli scrittori classici ci forniscono notizie del Questore di Cales. Facciamo riferimento in particolare a quanto scrive Marco Tullio Cicerone in relazione ad un certo Vatinio, come riporta anche lo storico locale Mattia Zona. Invece Tacito, il grande storico latino, nel IV libro degli Annales, fa esplicito riferimento al Questore Curzio Lupo che, muovendosi da Cales, riuscì a bloccare la sedizione di schiavi che stava divampando a Brindisi ([…]et erat iisdem regionibus Curtius Lupus, cui provincia vetere ex more Cales evenerat […]).

Dovettero passare molti anni prima che Cales venisse innalzata al rango di Municipio. Giuseppe Carcaiso ipotizza che ciò “ sia avvenuto all’indomani della guerra sociale, fra l’83 e l’81 a.C.” allorché Silla pose mano ad un profondo processo di riordinamento politico-amministrativo della Repubblica Romana”. Secondo Mattia Zona, invece, “ Cales era già Municipio molto tempo prima della guerra sociale”.

La testimonianza letteraria più importante del Municipio di Cales è costituita dalla lettera di Marco Tullio Cicerone a Dolabella (Familiares, IX Ad, 13) per perorare la sorte di Caio Suberino Caleno e di Marco Sterede, due cittadini caleni rimasti intrappolati in Spagna a causa della guerra civile. Della lunga lettera riportiamo il paragrafo in cui si fa riferimento al Municipio di Cales: […]Perciò ti prego di adoperarti affinché questi due miseri Caleni, non per colpa loro, ma a causa della sfortuna alla quale ogni uomo soggiace, non ricevano alcun danno. In modo che io per mezzo tuo faccia loro questo favore e possa soddisfare il desiderio del Municipio caleno col quale sono in stretti rapporti di amicizie[…].

In effetti Marco Tullio Cicerone ebbe una predilezione particolare pe Cales, ove soggiornava spesso e di cui si considerava l’autorevole “patrono”.