Calvi longobarda: da Gastaldato a Contea

Una lastra di sarcofago, risalente alla fine dell’VIII secolo, murata sulla facciata della Cattedrale romanica di Calvi Vecchia, ci offre la testimonianza della presenza di dignitari longobardi già nel corso dell’VIII sec. d.C., oltre un secolo prima della spartizione della Contea di Capua, avvenuta nell’879.

Nell’anno 849, al fine di porre termine alle varie lotte intestine per la supremazia del principato Longobardo di Benevento, fu stipulata la Divisio Ducatis con cui il Gastaldato di Capua afferiva al principato di Salerno, che si estendeva su tutta la Campania nord-occidentale, l’Alto Molise ed il Basso Lazio. Tali durissime guerre avevano solo otto anni prima, nell’anno 841, causato, tra l’altro, l’incendio di Capua e devastato il territorio del basso Volturno, Calvi inclusa.

Nell’alta Campania longobarda esistevano nel 849 solo tre Gastaldati: Capua, Teano e Sora ma, in breve tempo, già nel 860, si arrivò ad una quindicina, allorché la contea capuana si rese indipendente dal Principato di Salerno. Tali Gastaldati, secondo la ricostruzione dello studioso Nicola Cilento, erano quelli di Sora, Atina, Pontecorvo, Isernia, Venafro, Suessula (Cancello), Sessa, Teano, Carinola, Alife, Telese, Caiazzo, Furculae e Calvi.

In relazione alla Calvi longobarda, il 12 marzo 879, alla morte del vescovo- conte capuano Landolfo II, i suoi nipoti, circa una dozzina, si divisero i Gastaldati. In tal modo lo storico Paolo Diacono racconta la situazione che si venne a creare dopo la morte di Landolfo II: “In questi giorni il vescovo Landolfo morì ucciso[…] I nipoti, vista la sua fine, si riunirono, e si spartirono sotto giuramento il territorio di Capua, suddividendolo equamente […] Atenolfo cominciò a costruire un castello a Calvi”.

Come scrive Erchemperto, costruire un castello a Calvi nel 879 significava per Atenolfo affermare una posizione personale di potenza militare, di autonomia e di mostrare di avere la forza per conquistarla in un contesto di politica accorta.

Tale inizio della costruzione di un castello a Calvi da parte di Atenolfo, che trasformò la città romana in un castrum fortificato, provocò, tuttavia, la l’irritazione di Pandonolfo, non disposto a tollerare che un Gastaldato si rafforzasse a poca distanza da Capua.

Riguardo all’elevazione del Gastaldato di Calvi a Contea, si ritiene che ciò sia avvenuto tra la fine del IX secolo e i primi decenni del X secolo, negli anni del principato di Atenolfo. In particolare, i contrasti tra Atenolfo e Atanasio (vescovo-duca di Napoli) per la supremazia sulla Contea di Capua, causarono, negli anni successivi, vari scontri con alterne vicende, fino alla capitolazione di Atanasio che, per ottenere la pace, fu costretto a riconsegnare ad Atenolfo vari territori della Contea che aveva precedentemente occupato.

Per Atenolfo il salto qualitativo dalla signoria di un piccolo Gastaldato a quella di una grande Contea non costituiva un punto di arrivo, ma soltanto una tappa intermedia per conseguire più importanti traguardi: il principato di Benevento.

Nel gennaio del 900 giungeva felicemente al culmine il percorso politico di Atenolfo, che da Gastaldo di Calvi diventava principe dei Longobardi di Capua e Benevento.

Erchemperto e alcune pergamene stilate intorno all’anno mille ci offrono, inoltre, un’idea di massima dell’esistenza quotidiana nella Contea longobarda di Calvi. Vivendo in baracche di legno ed anfratti naturali, i primi abitanti della Contea longobarda di Calvi si dedicarono ad un’economia che possiamo definire di carattere silvo-pastorale. Venivano allevati, pertanto, greggi e armenti in buona quantità, e soprattutto maiali la cui carne, come è noto, insieme al pane e al vino, fu alla base dell’alimentazione del contadino medievale. Inoltre in alcune zone pedemontane si registra la presenza di qualche campo di grano e qualche vigneto. Le coltivazioni arboree o le piante a vegetazione spontanea erano costituite soprattutto da querce, ulivi, castagne, alberi di pere, mele, fichi e sorbe.

Fu, all’incirca nell’anno mille, che iniziò a svilupparsi la cosiddetta “economia curtense” anche nella Contea longobarda di Calvi, di cui sono esemplificative le “ villae” e le “ hereditates” di Roffredo a Sparanise.

Riguardo all’artigianato, Erchemperto afferma che già negli anni del X d. C. si era tornati a produrre vasi fittili e le arti della viticoltura. Tale testimonianza si rivela molto importante, in quanto, pur in quantità decisamente inferiore a quella dell’antica Cales, ci fornisce una prova che “a Calvi era rimasta qualche traccia di una grande civiltà tradizione di civiltà e di lavoro“, come evidenzia testualmente Giuseppe Carcaiso.

Gradualmente le condizioni generali di vita andarono, migliorando dalla metà del X secolo grazie alla benefica influenza sul territorio dei due grandi monasteri benedettini di Montecassino e di S. Vincenzo al Volturno, il cui processo di rinnovamento ebbe una ripercussione positiva nel graduale processo di rinnovamento della ” Longobardia Minore”, interessando di conseguenza anche la Contea di Calvi.

Allorché il miglioramento delle condizioni di vita della Calvi longobarda si mostrò sempre più incisivo dall’anno Mille, vaste estensioni di terreno vennero sottratte a paludi e boscaglie e restituite alle tradizionali colture, mentre il ripopolamento delle campagne fu favorita da una mirata ed accorta politica di insediamenti rurali che comportava l’obbligo per i coloni di risiedere sulle terre da bonificare.

La proprietà di considerevoli latifondi costituirà per i signori longobardi un motivo di prestigio come anche una premessa per implementare le loro ambizioni politiche.