Carlo Cattaneo a Napoli nel 1860

Riguardo alla missione di Carlo Cattaneo a Napoli nel 1860, Ettore Rotelli scrive che essa ” sotto il profilo della storiografia politica è stata liquidata in quattro righe e mezzo, oltre tutto inesatte. Già eletto deputato nel Parlamento subalpino a marzo, Carlo Cattaneo fu invitato a Napoli, imbarcandosi da Genova il 19 settembre”. Ne farà ritorno il 21 ottobre nello stesso giorno in cui si tenne nelle province napoletane e in Sicilia il plebiscito, ma in tale mese Cattaneo si inserirà nel dibattito pur breve sul dilemma costituzionale plebiscito-assemblea costituente. Inoltre, come riporta Giuseppe Armani nella sua biografia dedicata a Cattaneo, dopo aver seguito la spedizione garibaldina attraverso il Mezzogiorno, il patriota, economista e politico lombardo si era convinto, a fine agosto, dopo alcuni incontri a Milano, di una possibilità della soluzione di tipo federale a tal punto da scrivere alla moglie il 25 agosto del 1860: “Tutti diventano più federali di me”[…] Mi sembra che in questo momento tutti siano allo stesso modo contro Mazzini e contro Cavour. Tutti sono molto più federali di me”. E’ da rimarcare che la variante del federalismo proposto da Carlo Cattaneo era quella comunicata a Francesco Crispi il precedente 18 luglio 1860, in cui faceva esplicitamente riferimento a ” Regni Uniti d’Italia”. 

La storica Fernanda Mazzanti Pepe evidenzia, invece,  che  la via istituzionale  proposta da Cattaneo  per il Mezzogiorno, in quel mese decisivo in cui si trovava a Napoli,  fosse in primis il suggerimento della  creazione di forti assemblee generali da istituire a Palermo e Napoli, cui affidare il potere costituente. Infatti,  il primo consiglio pratico che egli, fin da giugno aveva fornito  per la realizzazione di tale progetto riguardava la Sicilia affinché “ stia libera, quanto può e fin che può”. A tal riguardo aveva scritto con fiducia a Jessie e Alberto Mario, dopo un incontro, propiziato da  Agostino Bertani,  tra Carlo Cattaneo e Antonio Mordini, il futuro prodittatore in partenza per Palermo. Agostino Bertani confiderà a Francesco Crispi che Mordini  portava con sé “ grandi consigli” ricevuti da Cattaneo. Si può ben ipotizzare che tra tali “ grandi consigli” vi fossero “le Proposte di Carlo Cattaneo per il futuro ordinamento del Mezzogiorno”, che consistevano in un’alternativa agli imminenti plebisciti da concretizzarsi con la richiesta di assemblee costituenti. Cattaneo sosteneva che soprattutto  la Sicilia rappresentava la speranza che non prevalesse l’unitarismo accentrato, di cui si dichiarava fiero oppositore.  La formula che Cattaneo propagandava e in cui riponeva una fiducia consisteva in quei “ Regni Uniti”, ribadendo, coerentemente con il  suo pensiero politico espresso da tempo, che “ per essere amici bisogna che ognuno resti padrone in casa sua, e aggiungendo che le province già annesse non erano “ per nulla soddisfatte del governo generale”, il che avrebbe ben presto condotto a “ rancori profondi e gravi danni”.

Quindi, Cattaneo, a fine agosto, dopo gli sviluppi dell’impresa garibaldina, si mostrava convinto che, non solo la soluzione federale fosse una concreta possibilità, ma che si potessero evitare i plebisciti nel Mezzogiorno e in Sicilia a favore di assemblee costituenti. Pertanto, aveva accettato con entusiasmo l’invito di Agostino Bertani di recarsi a Napoli, dove resterà per un mese, convinto di poter esercitare il ruolo di un vero e determinante consulente politico. In effetti, gli incontri con Garibaldi ci furono e da lui ricevette attestati di stima, ma fu solo a volte  ascoltato, e spesso incompreso. A tal riguardo, si mostra illuminante la frase che lo stesso Garibaldi rivolse ad Alberto Mario: “ Come mai un tanto uomo è federalista e sì fieramente avverso all’unità per la quale combattiamo”. Eppure la vicinanza di quei giorni fra fine settembre e fine ottobre aveva illuso Carlo Cattaneo riguardo ad un successo della sua missione, dato che si era trovato a Napoli nell’entourage dei più fidati collaboratori di Garibaldi. Nell’accettare l’invito, le speranze di Cattaneo erano determinate dalla convinzione di poter ostacolare la politica di Cavour, avendo ben presente  l’evidente “ grande dissenso tra Garibaldi e Cavour”, l’incarico  affidato a   Mordini   quale prodittatore a Palermo e la presenza di Francesco Crispi a Napoli. Infatti, in una delle prime lettere inviate alla moglie da Napoli, il 22 settembre 1860,  le confidava la sua soddisfazione e l’impressione che i suoi consigli fossero accolti con interesse e importanza. Inoltre, l’11 ottobre Cattaneo rivelava alla moglie tramite un’ulteriore lettera che si sarebbe riusciti a convocare, col favore di Garibaldi, un’assemblea a Napoli come a Palermo e che il prodittatore di Napoli Pallavicino, contrario a questa soluzione, avrebbe dovuto accettare, “sottoponendosi ad una volontà più forte”. In realtà  Pallavicino,  ben lontano dall’idea di “ sottomettersi”, rassegnava le dimissioni il 12 ottobre, per ritirarle il giorno successivo allorché Garibaldi si convinceva definitivamente dell’indizione dei plebisciti. Tuttavia negli stessi giorni in cui Cattaneo si sentiva ormai sconfitto a Napoli, Mordini, convinto della solidarietà di Garibaldi, procedeva alla convocazione dei comizi elettorali per l’assemblea siciliana. Fu un’illusione di breve durata, in quanto il 15 ottobre Mordini dovrà anche lui rassegnarsi a emanare il decreto per il plebiscito, da tenersi il 21 ottobre, come a Napoli.

Bibliografia: 

Ettore Rotelli- “L’azione federalista di Cattaneo da Milano a Napoli” in AA.VV.- Cattaneo e Garibaldi- Federalismo e Mezzogiorno- Carocci Editore, 2004

Fernanda Mazzantini  Pepe- “Cattaneo, Il Mezzogiorno e i poteri locali” in AA.VV.- Cattaneo e Garibaldi- Federalismo e Mezzogiorno- Carocci Editore, 2004