Cicerone, gli Allobrogi e l’arresto dei capi catilinari

Allorché Catilina dovette  lasciare definitivamente  Roma per raggiungere l’Etruria, aveva ordinato di arruolare  chiunque fosse scontento a causa della propria condizione, non solo cittadini ma persone di qualunque genere, purché adatti al combattimento. Esecutore di queste disposizioni era Publio Cornelio Lentulo Sura, pretore in carica,  e di fatto capo dei congiurati a Roma, dopo la partenza di Catilina.

Intanto alla fine di novembre del 63 a.C. gli ambasciatori dei  Galli Allobrogi, popolazione di origine celtica insediata tra il fiume Rodano e il lago di Ginevra, si aggiravano per Roma con l’intento di  chiedere udienza riguardo al vessatorio regime fiscale cui erano sottoposti. Fu allora che Lentulo Sura ordinò ad un uomo che aveva affari in Gallia, Publio  Umbreno, di  contattarli e di offrire  supporto per liberarsi dai soprusi del loro governatore in cambio di supporto militare alla loro cospirazione.

Lo storico Sallustio si mostra molto informato dei contatti dei catilinari con gli Allobrogi, e dal suo resoconto si evince che da parte dei catilinari fu una mossa improvvisata e azzardata.  In effetti, valutando più sicuro confrontarsi con i rappresentanti del  potere costituito  piuttosto che imbarcarsi in quella pericolosa avventura ed esserne strumentalizzati, gli Allobrogi preferirono informare direttamente  Cicerone di quanto stava accadendo , ma il console  chiese  di ottenere delle prove tangibili. 

Quinto Fabio Sanga, patrono degli Allobrogi, seguendo la direttiva impartita da Cicerone, chiese di conoscere gli altri capi catilinari, e pertanto gli Allobrogi poterono interloquire direttamente, oltre che con lo stesso Publio Cornelio Lentulo Sura, con Gaio Cornelio Gedeco, Lucio Statilio e Lucio Cassio Longino, da cui ottennero un’assicurazione scritta, contenente una formula di giuramento firmata, con relativo sigillo personale, da portare ai loro cittadini con il riassunto delle promesse che intendevano onorare. Inoltre, Lentulo Sura diede ordine a Tito Volturcio  di Crotone di accompagnare gli ambasciatori Allobrogi per un tratto del loro viaggio e  di condurli da Catilina in Etruria per saldare in modo particolarmente solenne il  patto. Tito Volturcio  recava imprudentemente con sé  anche una  missiva da consegnare direttamente a  Catilina.

Al console Cicerone si presentava finalmente l’occasione di arrestare i cospiratori catilinari con prove ben documentate. Tito Volturcio, gli altri congiurati e i legati Allobrogi  furono, infatti, intercettati il 3 dicembre all’altezza del Ponte Milvio, con le lettere compromettenti che contenevano i nomi  dei congiurati catilinari. La trappola tesa da Cicerone era andata a buon fine e, dato che  gli interrogatori degli Allobrogi  si rivelò solo una formalità, si poté procedere all’arresto di Publio Cornelio Lentulo Sura e degli altri cospiratori.

Bibliografia:

Luciano Canfora- Catilina. Una rivoluzione mancata- Laterza, 2023. Parte II, capitolo 10 ” L’agguato“.