Come il titolo di Santa Croce passò dalla chiesetta al Convento

L’inizio della costruzione del Convento di Santa Croce di Pignataro Maggiore ebbe luogo l’8 dicembre 1731, soprattutto a seguito della donazione da parte del Comune, dietro intercessione di Mons. Filippo Positano, di cinque moggi di terreno sul colle detto Monticello. Tuttavia, la sua costruzione fu dovuta ad una determinata volontà dei Frati Scalzi d’Alcantara, i quali, prima che il Convento fosse costruito, officiavano in una cappelletta, detta della Croce, attigua alla chiesa di San Giorgio, di cui si fa menzione per la prima volta nella Santa Visita di Mons. Giovanbattista Caracciolo del Sole del 9 maggio 1705. Infatti, l’anno precedente era stato il reverendo don Giovanni Bovenzo, curato della parrocchia di San Giorgio di Pignataro a produrre esplicita domanda al vescovo “pro erectione Ecclesiae Sanctae Crucis”. Quindi la chiesetta, oramai scomparsa, situata ” propre Ecclesiam Sancti Georgii, era il luogo di culto dove officiavano i primi frati alcantarini, provenienti da Napoli, i quali si adoperarono presso Mons. Positano affinché fosse costruito l’attuale Convento di Santa Croce.

Le suddette informazioni sono contenute nelle Memorie Storiche di Pignataro Maggiore, opera di Nicola Borrelli, ma su tale scomparsa chiesetta di Santa Croce fu Antonio Martone a prodigarsi per una ricerca più ampia e accurata.  Nella suddetta Santa Visita del 1705, il vescovo, dunque, “visitavit computum Cappellae  Sanctae Crucis novitur erectae.  Inoltre, la presenza di tale chiesetta è attestata di nuovo  dal reverendo don Giovanni Bovenzo il   22 novembre del 1721. Nel redigere  lo “stato generale di Pignataro” dietro ordine di Mons. Positano, il 22 novembre 1721, il reverendo Bovenzo fa menzione di nuovo della presenza di tale chiesetta di Santa Croce “ prope Ecclesiam Sancti Georgii”.  L’anno successivo, in risposta ad un questionario proposto da Mons. Filippo Positano,  don Giovanni Bovenzo ribadisce che “ vi è una cappella sotto il titolo di Santa Croce, contigua alla chiesa parrocchiale di San Giorgio”. Si è preferito usare il termine di  chiesetta di Santa Croce in quanto Antonio Martone, nella sua ricerca appassionata di rinvenire la precisa ubicazione, fa riferimento sempre ad una “chiesetta”. A tal riguardo, lo storico locale evidenzia che   “ prope” e  “contigua” non significano necessariamente che fossero da intendere quale “tanto vicina da essere a contatto”,  ma  dovevano essere recepiti in senso lato. Tra le varie ipotesi di ubicazione, Antonio Martone, precisando che si tratta comunque di supposizioni ed eventualità,  mostra di propendere per una possibile ubicazione “là dove oggi si trova la gradinata che porta a San Giorgio”.  Mons. Filippo Positano decedeva il 17 dicembre del 1732 e, per esplicito suo desiderio, fu sepolto proprio nella chiesetta di Santa Croce, prima di essere trasportato temporaneamente, quattro anni dopo,  nel refettorio del Convento, la cui costruzione procedeva con regolarità. Prima del  completamento della costruzione del Convento,  il titolo della chiesetta di Santa Croce, oramai abbandonata,  passò  al Convento dei frati alcantarini. Dopo la costruzione del Convento col tempo andò completamente distrutta. Tuttavia, ad ulteriore testimonianza di una sua presenza attiva fino al 1750  vi è la documentazione riguardante tre  monaci e un “secolare, che furono seppelliti nella chiesetta “contigua alla chiesa parrocchiale di San Giorgio” : Fratello Pietro di San Pasquale, di anni 25, deceduto il 9 maggio 1739,  Frate Agnello di S. Agnese, di anni 39, deceduto il 16 aprile 1747, Frat’Antonino del SS.mo Sagramento, di anni 57, morto il 10 dicembre del 1750 e il “ secolare fabricatore nativo di Grumo, chiamato Giuseppe” nell’aprile del 1741.  Le salme che si trovavano presso tale chiesetta di Santa Croce furono traslate nel Convento negli anni appena successivi al 1750.

Bibliografia:

Nicola Borrelli- Memorie storiche di Pignataro Maggiore- Santa Maria Capua Vetere, 1940

Antonio Martone- Santa Croce: una chiesetta scomparsa- Il Pino, maggio-giugno 1984