L’economista pignatarese Francesco Vito((Pignataro Maggiore, 21 ottobre 1902 – Milano, 6 aprile 1968) considera l’enciclica Mater et Magistra di Papa Giovanni XXIII come l’ Enciclica che conferma, ma nel contempo ampia e sviluppa, i precedenti documenti pontifici in materia di questione sociale, ove per la prima volta viene affrontato il problema della giustizia sociale non solo in termini nazionali ma anche internazionali.
Vito ci tiene a rimarcare che le esigenze della giustizia e dell’equità non hanno attinenza soltanto con i rapporti tra lavoratori dipendenti e imprenditori o dirigenti, ma riguardano pure i rapporti tra differenti settori economici e tra zone economicamente più sviluppate e zone economicamente meno sviluppate, che Giovanni XXIII riusciva a cogliere proprio in un particolare momento storico di squilibrio crescente fra Paesi ricchi e Paesi poveri, risultato di processi che già anticipavano la globalizzazione.
E’ noto che l’enciclica citata da Francesco Vito per comunicare il suo pensiero riguardo alla questione sociale fu resa nota il 15 maggio 1961. Vito intravede una linea di continuità tra ciò che rappresentò l’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII per affrontare la «questione operaia» nel secolo XIX con l’Enciclica Mater et Magistra di Giovanni XXIII per la nuova «questione sociale» del secolo XX, che conserva non poco della sua attualità nel presente mondo globalizzato.
Infatti la questione operaia sollevata da Leone XIII evidenziava- scrive testualmente l’economista cattolico- come “ ingentissime ricchezze s’accumulavano nelle mani di pochi e le classi lavoratrici venivano a trovarsi in condizioni di crescente disagio. Salari insufficienti o di fame, logoranti le condizioni di lavoro e senza alcun riguardo alla sanità fisica, al costume morale e alla fede religiosa. Inumani soprattutto le condizioni di lavoro a cui spesso erano sottoposti i fanciulli e le donne. “.
La Mater et Magistra , a distanza di anni, prendeva atto dello “ spettacolo smisuratamente triste di numerosissimi lavoratori di molti paesi e di interi continenti, ai quali viene corrisposto un salario che costringe essi stessi e le loro famiglie a condizioni di vita infra-umane. “ Partendo da tale forte messaggio sociale di Giovanni XXIII, Francesco Vito intese additare che la redistribuzione delle ricchezze, dello stesso lavoro non può essere lasciato alle logiche utilitaristiche del mercato , ma deve necessariamente essere collegata a termini quali giustizia , equità e Bene Comune. Non vi può essere sviluppo economico senza equità sociale la quale deriva da un senso di giustizia che rivendica primariamente la dignità dell’uomo. .
In termini concreti una concezione umana dell’impresa non può prescindere da una partecipazione dei lavoratori, dei “ prestatori d’opera” o chi legittimamente rappresenta i loro diritti. In tali aspetti della questione sociale, che l’economista Francesco Vito analizza nei primi anni sessanta, quando la classe lavoratrice non ha ancora acquisito le primarie conquiste di emancipazione e di elevazione sociale, non si può non prendere atto dell’assicurazione dei servizi pubblici essenziali, primariamente l’assistenza sanitaria, a tutti come anche di una necessaria imposizione tributaria “ progressiva” per cui “ gli oneri tributari devono essere proporzionati alla capacità contributiva dei cittadini”.
Anche richiamando la necessaria sensibilità verso il Bene Comune, essa deve essere inscindibilmente al progresso sociale.. La questione sociale per Francesco Vito è parte integrante del messaggio cristiano in cui la difesa della persona umana diventa il caposaldo della dottrina sociale cattolica. Essa ha quale obiettivo la giustizia . Quando si pensa alla società il concetto rilevante diventa quello della giustizia , di cui la giustizia sociale costituisce il momento più alto .
Il cristiano- sottolinea l’economista Vito- non può essere un uomo lontano dal mondo, chiuso nell’utilitarismo dei propri interessi, ma una persona che è tenuto a vivere e partecipare “ai problemi del mondo in cui vive apportando attivamente il suo contributo e la sua testimonianza”
Pertanto forte è l’invito di Francesco Vito a meditare l’Enciclica Mater et Magistra allo scopo di acquisire un necessario coraggio, battendosi “ per la cooperazione di ciascuno e di tutti alla realizzazione del Regno di Cristo sulla Terra” nel senso che non vi deve essere opposizione tra perfezionamento dell essere cristiani fuori dal mondo e nel mondo. Anzi il cristiano deve impegnarsi nel mondo per portare il suo contributo attivo e fattivo al progresso della società in cui vive. Non vi può essere una “ fede del disimpegno” , ma l’impegno del cristiano deve essere coerente con la dottrina sociale cristiana che è parte integrante della concezione cristiana della vita per la realizzazione di un ordine sociale migliore . Vito sottolinea che verità , amore e giustizia sono correlate , intrinsecamente collegate per giungere ad una visione di distribuzione equa delle risorse materiali ed immateriali per avversare un utilitarismo inaccettabile .
Anche tale scritto, come d’altronde quasi tutti gli scritti e le riflessioni dell’economista pignatarese Francesco Vito in merito risentono dei tratti fondamentali del suo nobile pensiero riguardo alla preminenza dell’Etica nei vari aspetti della vita sociale e civile comunitaria.
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Scrive Francesca Duchini: “Se, come ritiene Vito , i fini dell’attività economica sono di matura morale e si concretizzano storicamente nella giustizia sociale che si misura in termini di possibilità di sviluppo e di perfezionamento dei valori umani, tali fini non si raggiungono spontaneamente attraverso il libero gioco delle forze di mercato, guidate dalla massimizzazione dei profitti. “
Vito , conoscitore delle dure leggi dell’economia e del profitto capitalistico, denuncia i mali di uno sviluppo utilitaristico che si pone in antitesi con l’ Uomo , la sua dignità e la sua immancabile ricerca della giustizia sociale. Quindi, leggendo gli scritti di Francesco Maria Gerardo Vito in relazione alla questione sociale , sembra di leggere un autore che sta “hic et nunc” partecipando al dibattito attuale sui meccanismi dell’economia , in rapporto alla visione economicistica che gradualmente sta trasformando l’uomo stesso in un oggetto di consumo.
Per Vito non si tratta di mettere i ricchi sul banco degli imputati tramite un conflitto di classe , ma prendere coscienza dell’estrema ingiustizia delle disuguaglianze. In particolare Daniela Parisi , una delle sue prime allieve, nel porre in evidenza la connessione tra Vangelo e Storia , evidenzia la notevole importanza nel pensiero di Vito di un ‘economia al servizio dell’umanità”, rilevando come nel rifiuto dell’Etica “ci sia un’evidente minaccia per la persona sottomessa alle pure regole di un mercato senza anima”
Premesso che per Francesco Vito lo sviluppo economico non può essere concepito che come strumento per elevare la dignità umana, uguagliare le opportunità iniziali è la premessa fondamentale , la vera premessa della meritocrazia, siano tali opportunità uguaglianza delle opzioni che uguaglianza delle chances. Per Sirio Lombardini “ per formulare giudizi di equità occorre considerare non solo l’equità della situazione iniziale , ma anche gli effetti che i processi con cui ad essa si è pervenuti e in che maniera hanno avuto effetto sulle preferenze individuali iniziali e valutare l’equità anche di questi effetti”
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Ovviamente siamo nell’ottica di un punto di vista cattolico nell’approccio alla questione sociale, che Francesco Vito seppe porre all’attenzione nel periodo in cui vi erano in tale entourage tanti che ostacolavano il progresso sociale. Consideriamo che gli scritti di Francesco Vito coprono un arco temporale esteso che va dalla metà degli anni trenta al 1968 in cui ebbe modo di confrontarsi con le posizioni di Ricardo , con il diverso orientamento di Pareto, con l’ utilitarismo di Hume e di Stuart Mill , con Bentham, con gli italiani Giorgio del Vecchio e Luigi Einaudi. Ciò che impressiona è che , mentre scorri le sue pagine, si ha la sensazione viva di leggere un autore che sta apportando il suo contributo al dibattito odierno sulle leggi dure di un mercato senz’anima.
Sono tanti gli economisti e i sociologi che nei presenti anni stanno evidenziando che non solo la differenza fra ricchi e poveri continua a crescere, ma ciò che si rivela preoccupante è la “ rigidità “ dell’appartenenza sociale nel senso che i figli dei ricchi rimangono ricchi e i figli dei poveri rimangono poveri. In altri termini l’appartenenza ad una classe sociale si mostra sempre più permanente e sempre priva di un “ ascensore sociale “ che permetta al figlio del povero di “salire” nella scala sociale , segno di evidenti contraddizioni e ingiustizie dovute ad una disuguaglianza rilevante e difficilmente colmabile senza un adeguato intervento sulle opportunità sociali nella società odierna. Anche rispetto a tale triste realtà, Francesco Maria Gerardo Vito, quindi, si è rivelato buon profeta riguardo all’imprescindibile necessità di un’equità vera delle opportunità iniziali.
Bibliografia:
Francesco Vito La Mater et Magistra e la questione sociale oggi- Vita e Pensiero- Milano
D. Parisi – Francesco Vito. Attualità di un economista politico- 2003
S. Lombardini – Economia ed etica . Dall’indifferenza alla ricerca di nuovi rapporti- 1993
F. Vito – L’economia di mercato , le sue deficienze e i suoi correttivi secondo la dottrina sociale cattolica -1967