Francesco Vito e l’economia al servizio dell’uomo

Francesco Vito nacque a Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta, il 21 ottobre 1902, ma alla fine degli anni ’20 si presentò a Padre Gemelli presso l’Università Cattolica di Milano. Giovane ben istruito, riservato e rigoroso, si era laureato presso l’Università di Napoli in Giurisprudenza in Scienze politiche, economiche e sociali, nonché in Filosofia. Nell’Istituto di Scienze economiche della Cattolica, diretto da Angelo Mauri, Vito iniziò il suo itinerario di perfezionamento in campo economico. Da Milano si allontanò temporaneamente nei primi anni Trenta per recarsi a Monaco, Berlino, Londra, Chicago, New York, confrontandosi con gli economisti di tali città europee e statunitensi. Fece ritorno a Milano nell’anno 1935, chiamato a ricoprire la cattedra di Economia politica nella facoltà di Scienze Politiche, prima di diventare Rettore dell’Università Cattolica dall’anno 1959 fino al 1965. Tra le sue pubblicazioni più note bisogna annoverare “ L’economia al servizio dell’uomo” che sarà il tema prevalente del suo pensiero.
Nella prefazione alla quinta edizione, di “Economia a servizio dell’uomo”, pubblicata nell’anno 1958, Francesco Vito scriveva :
“Si è dimostrato ormai illusorio il tentativo di costruire una scienza economica neutrale rispetto alla concezione della società. Una qualsiasi maniera di intendere il fine del vivere civile finisce per entrare , sia pure surrettiziamente, nella costruzione scientifica di ogni disciplina avente ad oggetto l’operare umano”
Anche le parole con cui terminava la stessa Prefazione sono di un’attualità sorprendente:
“Procedimento corretto e fecondo è di stabilire preliminarmente con la dovuta chiarezza la nozione del fine sociale in funzione del quale va considerata l’economia”.
Il valore del pensiero economico di Francesco Vito si incentra su una concezione dell’economia che non può non fare a meno dell’etica, nel senso che per essere un buon economista non è possibile privarsi di quei primari valori che pongono la dignità della persona umana al di sopra di tutto. Vito condannava l’ idolatria del dio denaro. Opporsi all’individualismo, all’edonismo all’utilitarismo, è uno degli obiettivi primari dell’economica etica.
Francesco Vito temeva che l’umanità, anche se in buona fede, potesse rimanere vittima di teorie, che promuovevano una concezione della società ispirata all’utilitarismo, all’individualismo e al materialismo.
In una società sana sussistono, innanzitutto, principi etici che trascendono la vita umana e che vengono trasformati in obiettivi pratici dalla politica. L’economia studia l’utilizzo delle risorse disponibili per raggiungere i fini politici comuni. Leggendo “L’economia al servizio dell’ uomo” sembra di leggere un autore che sta partecipando “hic et nunc” al dibattito attuale sui meccanismi dell’economia , in rapporto alla visione economicistica che gradualmente sta trasformando l’uomo stesso in un oggetto di consumo. In particolare Daniela Parisi , una delle sue prime allieve, sviluppa la definizione di un ‘economia al servizio dell’umanità che individua nel rifiuto dell’Etica un fastidio troppo umano , quasi una minaccia per la sottomissione della persona alle pure regole di un mercato senza anima.

Allo stesso modo con cui grandi economisti internazionali oggi denunciano le dure leggi dell’economia di mercato, invitando a non innalzare bandiera bianca di fronte al dominio della logica del profitto, che calpesta l’Uomo, la sua dignità e la sua ansia di giustizia sociale, allo stesso modo Francesco Vito invitava a non arrendersi alla concezione materialistica di un’economia solamente schiava del profitto e non già strumento per conseguire la giustizia sociale e da mettere quindi al servizio dell’ Uomo. A tal proposito tornano molto significative la parole con cui Vito concludeva la prolusione al corso di economia corporativa nella Facoltà di Scienze politiche, economiche e commerciale dell’Università cattolica del Sacro Cuore il 5 marzo 1936: “ …quando io penso a tutto il bene che della nostra scienza si può fare all’umanità sofferente nell’indigenza e anelante ad una più alta giustizia sociale, io ringrazio Iddio di avermi fatto diventare economista e di avermi dato di professare la mia disciplina in questo ateneo, tra le cui funzioni non ultima è di contribuire , con l’elaborazione scientifica e l’ illustrazione delle verità eterne della fede, al trionfo della giustizia nella società” .