Francesco Vito, il pensiero di un economista cattolico sull’Europa

La Giornata dell’Europa ricorda che il 9 maggio 1950 è nata l’Europa comunitaria, proprio quando lo spettro di una terza guerra mondiale angosciava tutta l’Europa. La salvaguardia della pace è quindi alla base del proposito di porre in essere l’Unione europea avente quali riferimenti i valori di pace e di solidarietà su cui si fonda la costruzione comunitaria.

L’ Europa, come insieme di popoli consapevoli di appartenere ad una medesima entità avente culture analoghe o complementari, costituisce uno del temi del pensiero forte dell’economista cattolico Francesco Vito. Dopo la seconda guerra mondiale il dibattito sull’integrazione europea assume un valore più importante e sentito e l’economista cattolico Francesco Vito ( Pignataro Maggiore, 21 ottobre 1902- Milano, 6 aprile 1968) dona il suo contributo all’importante argomento proponendo tanti articoli e interventi vari.

E’ il momento in cui Francesco Vito rilancia il suo pensiero sulla solidarietà, elemento essenziale di coesione tra i popoli. Vito sottolinea ancora di più che sono i valori spirituali e culturali che devono essere primari nel necessario processo di unificazione europea. Inoltre ravvisa come la costruzione degli organismi dell’Unione Europea dovrà prima o poi porsi il problema di un ravvicinamento tra l’Europa occidentale e l’Europa orientale con l’intuizione che non ci si deve limitare alla semplice unione doganale, ma intraprendere un percorso che faccia riferimento alla garanzia del libero spostamento di persone. Quattro sono i punti che Francesco Vito ritiene fondamentali :

-i valori della persona;

-l’integrazione economica;

-l’integrazione politica;

-difesa militare dell’Occidente.

Molto interessante è altresì la disamina di Francesco Vito sui due mercati fra loro opposti: mercato unico e mercato chiuso. Tra tali due proposte opposte vie è il mercato comune in cui i Paesi conservano un proprio sistema monetario, fiscale, creditizio, industriale e politico. Vito scrive che “ il mercato comune non coincide col mercato unico né col mercato chiuso. Ha una struttura sui generi che non ha precedenti e in un certo senso rappresenta una creazione continua non solo per la gradualità di realizzazione ma specialmente per la progressiva estensione delle sfere di integrazione” In tale contesto si mostrano necessari “ direttive di politica economica che contrastino la tendenza delle zone meno avanzate ad espandersi più lentamente di quelle progredite ed anzi mettano in campo forze compensatrici. E ciò non allo scopo di rallentare il ritmo di chi procede più speditamente bensì di accelerare quello di chi tende a restare indietro”.

In un articolo su Vita e Pensiero del 1960 Francesco Vito dimostra come sia non pensabile scindere i due aspetti , politico ed economico, dell’integrazione europea. Il trattato di Roma tende ad eliminare gli ostacoli tra Stati in relazione al movimento delle merci e dei capitali, altrettanto importante e necessario si mostra il liberamento spostamento di persone tra i vari Stati.

Il pensiero di Vito postula inizialmente la creazione di una terza potenza fra Usa e Urss da costruire tramite un’Europa che sappia dimostrare come ci sia una terza via di tutela dei valori fondamentali della persona , della sua libertà e della sua dignità. In seguito egli abbandonò tale obiettivo, che pur riteneva ideale, per richiedere un completo schieramento dell’occidente nella NATO. Vi è dunque in Francesco Vito la constatazione che un’Europa ideale da costruire deve confrontarsi nell’immediato con molta razionalità e concretezza. Con la consapevolezza di essere inserita in un’Europa avviata ad attuare la parificazione del progresso, l’Italia, secondo Francesco Vito, avrà gli stimoli e gli input necessari per uno sviluppo del reddito, dell’occupazione e dei divari regionali. Tale ultimo riferimento si mostra fondamentale per comprendere appieno il pensiero di Vito. La questione meridionale si avvia a soluzione non solo superando la deludente polemica tra Nord e Sud, che necessita di un abbandono del linguaggio sentimentale ed emotivo, ma inserendo la questione meridionale nel “ problema politico- economico di portata nazionale” e necessariamente in un contesto europeo.

Scrive testualmente Francesco Vito : D’altra parte, nella misura in cui la nostra politica economica avrà successo, ne resterà rafforzata l’intera compagine dell’Europa e ciò ritornerà a sua volta a vantaggio dell’economia italiana come anche delle rimanenti economie appartenenti al mercato comune”.

Certo bisogna dire che dal 1960 tante cose sono cambiate in un momento in cui il nostro Paese si trova in un contesto di differenze rimarchevole tra le varie realtà regionali in rapporto a tante componenti. Inoltre quell’Europa del primato della politica e dell’etica sull’economia sembra essere stata decisamente sconfitta ma necessita di un forte rilancio . Bisogna comunque dare atto a Francesco Vito di aver saputo da grande economista “entrare” nell’allora dibattito sul futuro dell’Europa e donare proposte sempre finalizzate ad un’economia al servizio dell’uomo.