Il casale di Partignano: dalle origini al Cinquecento

ll Casale di Partignano conservò la sua autonomia quale casale fino all’Ottocento, per cui nei secoli precedenti ebbe una storia propria, le cui origini hanno inizio intorno al secolo XI.
Come tutti i villaggi, i borghi, i casali che si costituivano in tale secolo, anche Partignano ebbe una sua storia religiosa, prima di una storia civile. Le comunità nascevano intorno ad una chiesa, sceglievano un proprio santo protettore, e tutto iniziava ad animarsi in relazione alla scansione dei riti religiosi essenziali: la messa, i battesimi dei neonati, la sepoltura dei defunti. E’ da rimarcare, invece, che il matrimonio non rientrava allora in tale aspetto religioso della comunità.
Lo storico locale Antonio Martone ci comunica che, in relazione a Partignano, le prime notizie sono fornite da un canonico capuano del Seicento, Michele Monaco, ma già una pergamena del 1126, riportata nel testo di Jole Mazzoleni, ” Le pergamene di Capua”, ci attesta l’esistenza di tale casale.
Infatti, nella pergamena del 1126, oltre alle origini di Pignataro, viene citato chiaramente Partignano in relazione ad alcuni terreni “ in loco Partignanu” presso la limitrofa “ terra ecclesiae Sancti Viti”, i quali furono donati dal principe Giordano II al monastero di San Giovanni in Capua.
Invece Michele Monaco, come scrive Antonio Martone, trattando dei Santi, che si veneravano in Capua, a proposito del culto di San Giorgio cita varie chiese parrocchiali, e fra queste quella di Partignano. Il canonico scrive quanto segue: Fuit in loco Partiganu ad silicem, anno 1130″.
Quindi fra tra la testimonianza della pergamena riportata da Jole Mazzoleni e quella di Michele Monaco intercorrono solo quattro anni, avvalorando che Partignano esisteva già in quegli anni e che, secondo quanto riferisce il canonico, esisteva una chiesa intitolata a San Giorgio. In relazione alla sua localizzazione, si specifica “ ad silicem”, ossia presso Seuce. Pur essendo indicata la precisa identificazione di Via Seuce, Antonio Martone, dopo aver analizzato la questione nei suoi aspetti essenziali, inclusa l’ipotesi che “ tra il XII e XIV secolo si sia verificato una passaggio di patronato da Partignano a Pignataro, reputa molto probabile che il canonico Michele Monaco sia incorso in una confusione tra San Giorgio e San Vito, dato la vicinanza dei due casali distinti in quel tempo. Tuttavia a prescindere dal Santo titolare della parrocchia, tale testimonianza si rivela importante per l’attestazione di riferimenti storici al casale di Partignano già nel XII secolo. Era, infatti, una piccola comunità di poche famiglie che facevano riferimento ad una chiesetta ubicata ad una certa distanza dalle abitazioni, come era solito nel “ basso Medioevo”. Un parroco riceveva dai parrocchiani una percentuale dei loro beni, esattamente la decima parte, le famose “ decime”.
Dalle Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV apprendiamo che il parroco di San Vito in Partignano nel 1326 era il dominus Petrus de Vico, per cui si avvalora ancora ulteriormente che il canonico Michele Monaco abbia confuso San Giorgio e San Vito, in relazione ad una molto improbabile esistenza, come scrive, di una chiesa di San Giorgio nel Casale di Partignano. D’altronde i due Casali erano vicinissimi e solo nel decennio francese, ossia nell’Ottocento, avrebbero costituito un solo comune.
Per avere ulteriori e più ampie notizie relative al casale di Partignano bisogna fare un salto di due secoli, allorché il Catasto di Capua e dei suoi Casali degli anni 1539-41 ci comunica che il casale di Partignano, nel 1541, contava un’ottantina di abitanti con 15 “fuochi”, ossia nuclei familiari. Notizie più rilevanti ci vengono fornite dalla Visita di Mons. Maranta sulla chiesa di San Vito nel 1583.
Mons. Fabio Maranta, il 23 aprile del 1583, ossia il giorno dedicato al santo patrono di Pignataro, dove il vescovo aveva allora la sede, visitò anche Partignano, rilevando la presenza di 24 nuclei familiari con 94 residenti, con una media di 4 membri familiari per “ fuoco”. La Santa Visita di Mons. Fabio Maranta ci comunica anche che le rendite della chiesa di San Vito ammontavano a 100 ducati all’anno, maggiore rispetto a casali più importanti, fra cui lo stesso casale di Pignataro, e i casali di Sparanise e di Camigliano. A tal riguardo Antonio Martone osserva che ” la parrocchia di Partignano era appetibile e molti preti ne desideravano il possesso”. Inoltre si apprende che la chiesa di San Vito era ubicata ” ictu scoppettae” dal centro abitato. Essendo la gittata di un tiro di scoppetta, per le armi da fuoco portatili, di 150 metri nel 1400, di 180 metri nel 1500 e di 250 nel 1600, conseguentemente la distanza della chiesa dal centro abitato doveva essere di circa 200 metri. Infine Mons. Maranta rileva che la chiesa di San Vito era “ curata”, ossia che il parroco si prendeva cura delle anime con la dovuta cura, essendo la chiesa dotata di fonte battesimale, del Santissimo Sacramento dell’Eucarestia dentro un vasetto d’argento, posto dentro un altro vaso di legno dorato all’interno, ornato di una tela di colore rosso, collocato sopra l’altare maggiore, mentre in una finestrella erano conservati gli oli santi.
Il curato era nel 1583 don Scipione Macilento, a cui sarebbe succeduto l’anno successivo don Cesare Zuccardo della diocesi di Bisaccia in seguito a libera rinuncia di don Scipione. Per un certo periodo di tempo la parrocchia risultò priva di curato, in quanto don Cesare Zuccardo si dimise senza aver reso pubbliche la propria rinuncia e solo nel 1587 fu nominato nuovo parroco don Fabrizio Santagata del casale di Camigliano.

Bibliografia:
Iole Mazzoleni- Le pergamene di Capua: 972- 1265 vol. 1- Arte Tipografica Napoli- 1957
La parrocchia di Partignano- a cura di Antonio Martone- Settembre 2010