Il culto micaelico in Terra di Lavoro

Come sostiene Ada Campione, per quanto riguarda l’Italia, “il culto micaelico ha avuto grande fortuna, soprattutto in Campania dove esiste tuttora un ricco patrimonio di grotte e santuari che si richiamano, per vie diverse, all’esperienza garganica”. E’ noto che il culto micaelico si sviluppò presso i Longobardi dopo la conversione al cattolicesimo del popolo germanico, avvenuta nel 568 in seguito al loro stanziamento in Italia e progressivamente completata durante il regno di Cuniperto I , che terminò nel 700. I Longobardi riservarono una particolare venerazione all’arcangelo Michele, al quale attribuirono le virtù guerriere un tempo adorate nel dio germanico Odino. All’arcangelo i Longobardi dedicarono diversi edifici religiosi in tutta Italia; in particolare, nel territorio del ducato di Benevento sorgeva il santuario di San Michele Arcangelo, fondato prima dell’arrivo dei Longobardi ma da questi adottato come santuario nazionale a partire dalla loro conquista del Gargano nel VII . Luogo topico del culto micaelico presso i Longobardi fu il santuario del Gargano, dal quale si irradiò in tutto il regno longobardo e l’arcangelo guerriero fu considerato in breve tempo il santo patrono dell’intero popolo longobardo .

Per quanto concerne Terra di Lavoro, il culto  di San Michele Arcangelo si diffuse in alcuni luoghi, dove  più evidente si mostrò l’intento di scacciare gli antichi culti pagani. Possiamo individuare la città di Capua quale luogo da dove si  diffuse il culto di San Michele nella provincia di Terra di Lavoro, essendo tale città uno dei più importanti centri longobardi della Campania, oltre alle città di Benevento e di Salerno. I nuovi assetti politici e geografici della città di Capua, dopo l’anno 856, fecero sì che si verificasse una diffusione rilevante di nuove chiese e cappelle dedicate all’Arcangelo Michele, le cui costruzioni proseguirono ben oltre il periodo longobardo. A tal riguardo lo studioso capuano Francesco Granata, vescovo di Sessa Aurunca e autore di alcune opere su Capua e Sessa Aurunca, scrive in “Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua” che in ciascuno dei trentasei casali che formavano la città di Capua vi era una chiesa, grotta o cappella dedicata a San Michele.

In relazione ai centri della provincia di Caserta  possiamo annoverare le seguenti grotte ove era presente il culto :

-Grotta di S. Michele presso Raviscanina
-Grotta delle Forme (“delle Formelle” o “delle Fornelle”) a Calvi
-Grotta dei Santi a Calvi
-Grotta di S. Michele di Gualana a Fasani (Sessa Aurunca)
-S. Maria in Grotta a Rongolise (Sessa Aurunca)
-Grotta di S. Michele a Faicchio
-Grotta di S. Michele Arcangelo nel casale giojese di Curti
-Grotta di S. Michele presso Camigliano
-Grotta di S. Michele in Monte Melanico (Liberi)
-Grotta di S. Simeone nel comune di Bucciano
-Grotta di Foglianise (Vitulano)

Per quanto riguarda le chiese si evidenzia la seguente consistente presenza: :

-Aversa- Chiesa intitolata a S. Michele;
-Bellona- Cappella intitolata a S. Michele;
-Caianello Vecchio- Cappella dedicata a S. Michele;
-Capua – Chiesa di S. Michele a Corte;
-Capua- Chiesa di S. Angelo ad Diodiscos o in Audoaldis;
-Capua (Sant’Angelo in formis) – basilica di Sant’Angelo;
-Casagiove – Chiesa intitolata a S. Michele;
-Casagiove- Cappella intitolata a S. Michele;
-Caserta – Cattedrale intitolata a S. Michele;
-Caserta (Aldifreda) – Chiesa intitolata a S. Michele;
-Caserta Vecchia – Cattedrale intitolata a S. Michele;
-Castel Morrone (Fraz. Casale Maggiore) – Chiesa intitolata a S. Michele;
-Curti – Chiesa intitolata a S. Michele;
-Francolise (Montanaro) – Chiesa intitolata a S. Michele;
-Gioia Sannitica – Chiesa intitolata a S. Michele;
-Maddaloni – Eremo;
-Marcianise – Collegiata;
-Mondragone – Chiesa di S. Michele extramoenia;
-Orta di Atella (Casapozzano) – Chiesa intitolata a S. Michele;
-Piedimonte Matese – Chiesa di S. Marcello – S. Michele;
-Pietravairano -Cappella cimiteriale;
-Roccamonfina (Gallo) – Chiesa intitolata a S. Michele;
-Felice a Cancello – Eremo di S. Angelo a Palombara;
-S.Pietro Infine;
-Potito Sannitico – Chiesa intitolata a S. Michele;
-Sant’Angelo in Formis;
-Sessa Aurunca (Lauro) – Chiesa di S.Angelo;
-(Carano) – Chiesa intitolata a S. Michele-Teano (Casi) – Chiesa intitolata a S. Michele
-Teano -Chiesa intitolata a S. Michele
-Teano (Magnano) – Chiesa intitolata a S. Michele
-Trentola Ducenta – Chiesa intitolata a S. Michele

Tra gli anni che vanno dal VII secolo al IX secolo, ritroviamo centri abitati, le cui popolazioni gradualmente si spostavano verso le zone montagnose per proteggersi dai vari attacchi barbari. In relazione alle zone montuose, annoveriamo il Monte Palombara presso San Felice a Cancello, i monti Tifatini, il borgo di Casertavecchia, Castel Morrone, Sant’angelo in Formis, i monti Trebulani con le suindicate grotte.
Non mancano luoghi o chiese in aperta campagna come quella di Caianello Vecchio, di Lauro di Sessa e di Mondragone.
In relazione alle grotte delle Formelle di Calvi Risorta, alla Grotta dei Santi di Pignataro Maggiore, a quella di Rongolise, è necessario evidenziare che tali grotte non furono propriamente dedicate all’Arcangelo Michele in quanto l’omaggio al Santo è reso alla pari con altri santi e la Vergine Maria . Ciò si mostra man mano più evidente allorché termina il periodo longobardo e l’Arcangelo Michele non è più il santo prediletto di quella che possiamo definire “nazione longobarda”. Con il passare degli anni, dei secoli, i luoghi dedicati all’Arcangelo Michele diventano luoghi di venerazione, mete di pellegrinaggio, veri e propri santuari.