Il geniale stratagemma di Annibale nel territorio di Cales

E’ noto che il secondo conflitto punico tra Roma e Cartagine ebbe luogo nel III secolo a. C. dal 218 al 202 a. C. e per la maggior parte del tempo in Italia. Allorché Annibale riuscì a raggiungere la Campania, dopo aver attraversato la Puglia, una congiuntura interessante di tale seconda guerra, ricca di eventi significativi, si verificò nel territorio di Cales nel 216 a.C. Fu in tale occasione che il condottiero cartaginese mostrò altresì il suo genio di stratega con uno stratagemma memorabile.

Nel territorio tra Cales e Teano, precisamente nell’attuale bivio di Torricelle, erano presenti le armate di Marco Minucio Rufo, mentre il grosso dell’esercito romano, al comando di Fabio Massimo, si era spostato dalle alture del Massico a quelle del monte Callicola (l’odierno Monte Maggiore), a nord-ovest di Cales.

Approsimandosi l’inverno, l’ intenzione di Annibale era quella di tornare in Puglia in cerca di frumento. A tal fine si rendeva necessario forzare a nord il blocco romano, con una battaglia tremenda di cui temeva l’esito. Fu, allora, che Annibale escogitò una trovata geniale che avrebbe contribuito a rendere ancora più famoso il luogo ove si compì, il territorio dell’Antica Cales.

Tale stratagemma è riportato nel ventiduesimo libro di “Ab Urbe Condita” dello storico romano Tito Livio. (capitoli 16 e 17)

Annibale diede ordine ai suoi soldati di radunare circa duemila buoi sulle cui corna fece legare fasci di strame e rami secchi. Appena cominciò la notte, comandò di dar fuoco alle fascine e fece spingere i buoi verso le alture circostanti contro le truppe di Fabio Massimo accampate sul monte Callicola. Come riporta testualmente Tito Livio, “lo stesso calore delle fiamme splendenti loro sul capo e il calore che già entrava nel vivo alla base delle corna cacciavano i buoi come impazziti”.

Nel buio della notte i Romani, vedendo tale brulicare di fuochi che avanzava in ordine sparso dalla pianura sottostante, rimasero disorientati e pensarono ad un’offensiva cartaginese notturna. Fabio Massimo aumentò la guardia ma non si mosse dalla sua posizione dell’attuale territorio di Rocchetta e Croce. Marco Minucio Rufo, temendo, invece, la sua presenza inutile nella zona dell’attuale luogo di Torricelle, la abbandonò, raggiungendo Fabio Massimo con i suoi 4000 cavalieri, pronto a dargli man forte per l’imminente e decisiva battaglia notturna.

Lo stato maggiore romano era rimasto frastornato, anche perché, al fine di dare maggior corpo alle apparenze, Annibale mandò un contingente di fanteria a sud di Callicola, impegnando in tal modo le guardie romane con piccole e fugaci scaramucce.

Solo all’apparire delle prime luci dell’alba i Romani incominciarono a comprendere quanto era successo, ma ormai Annibale era lontano. Nel momento in cui i circa duemila buoi i piccoli reparti di fanteria creavano grande confusione sulle colline a sud dell’attuale Rocchetta e Croce, e Minucio abbandonava in maniera a dir poco prudente, le sue posizioni nell’attuale bivio di Torricelle, l’esercito cartaginese, o meglio la stragrande parte dell’armata di Annibale, si spostava silenziosamente dalla zona dell’attuale Sparanise, imboccando la valle del Savone, nei pressi dell’attuale Montanaro. Da qui risaliva per la zona, abbandonata da Minucio, di Torricelle e proseguiva per l’area pianeggiante in direzione di Teano, Riardo e Pietravairano.

In tal modo Annibale poté ritirarsi tranquillamente in Puglia, seguendo l’itinerario Pietravairano-Pratella-Capriati-Isernia-Boiano-Campobasso-Larino.


Bibliografia:

Tito Livio – Ab Urbe condita – libro XXII.

Giuseppe Carcaiso – Storia dell’Antica Cales – 1980