Il mistero del dolore e dell’amore nell’ ultimo libro di Giuseppe Rotoli

Solo un poeta e un uomo dedito nella vita a testimoniare l’Amore, l’etica e l’estetica,  qual è stato Giuseppe Rotoli,  degli ultim, poteva  raccontare in forma così altamente poetica la vicenda umana di una figlia perduta. Nel suo ultimo libro che reca il titolo “ In un filo di voce…Alito di vita”, il poeta Rotoli ripercorre nei vari momenti delle  gioie trascorse con lei, in attesa di un’agognata laurea, e mette a nudo il proprio cuore, comunicando  la memoria della figlia  Elisabetta, che, approssimandosi agli ultimi momenti di un “mistero del dolore e dell’Amore”, come lo definisce Mons. Arturo Aiello,  chiede che le fosse cantato ”Generale” di De Gregori
Avere tra le mani ” In un filo di voce…Alito di vita”, particolarmente per tutti coloro che conoscono le persone citate, è un susseguirsi di emozioni che ti comunica un padre che, pur essendo fervente credente,    non rifugge dalla ” messa in scena” di un dramma che ti pone davanti ai grandi interrogativi della vita.
Il desiderio di raccontare la vita di Elisabetta dai suoi anni di scuola fino al doloroso esito finale della malattia è indotto dai sentimenti ed emozioni mirati a   consegnare alla  memoria  tale mistero di amore e di dolore:“ Ecco, io sono pronta e non voglio lasciare nemmeno un minimo di vita nell’anonimato”. Pertanto ricordiamo e riconosciamo quell’Elisabetta Rotoli, che già, sui banchi del liceo, aveva intuito che ” le ossa, i muscoli, il sangue, il dolore, l’amore, l’amicizia li incontri nel mondo, nelle persone, in un altro registro che non è quello scolastico”.Quando si presenta la malattia, non vi è alcuna maledizione a Dio, alcun richiamo a Giobbe.  Anzi, sono presenti nel testo momenti intimi  della ricerca di un continuo contatto di Amore con la famiglia, in particolare con il fratello che per motivi di lavoro abita a Roma, desiderando  fortemente condividere  la gioia della   preparazione del matrimonio di Giorgio  con quella  cura e  dedizione che le forze permettono ad una ragazza di venticinque anni, pronta sempre a ” caricarsi sulle spalle i mali del prossimo”.
Quindi, la malattia è affrontata, non negandosi i momenti di gioia che la tregua concede, e così si possono leggere estratti del diario di Elisabetta, la lettera alla mamma in occasione dell’ onomastico di Angela il 2 ottobre 2010, la lettera di riconoscenza al papà in occasione del suo onomastico nel 2011, gli incontri con Suor Chiara Francesca, Suor Chiara Maria, suor Chiara Rosaria del Convento delle Clarisse di Pignataro Maggiore, con cui Elisabetta aveva costruito un maggiore rapporto di confidenza e con lo stesso vescovo Mons. Arturo Aiello.
Giuseppe Rotoli ci addita anche in tali occasioni  un forte messaggio di Amore in una prosa che si alterna alla poesia e si fa, non sorprendentemente, poesia in tale  ultimo libro in cui- come scrive Mons. Arturo Aiello nella prefazione- c’è anche la ” voglia di trovare parole per vestire un silenzio assordante, l’umile consegna di un padre che si fa alunno di sua figlia per affacciarsi sul mistero del dolore e dell’Amore”.