Il parlamento generale della Sicilia del 1848

Durante la Primavera dei Popoli del 1848 in Sicilia si produsse il primo moto rivoluzionario non solo dell’Italia, ma dell’intera rivoluzione europea, segnatamente il 12 gennaio 1848. Iniziò a Palermo, come da proclama d’ insurrezione dei giorni precedenti. Infatti la mattina del 9 gennaio 1848 apparve sui muri della città di Palermo un manifesto che invitava alla rivolta: “ Siciliani! Il tempo delle preghiere inutilmente passò. Inutili le proteste, le suppliche le pacifiche dimostrazioni. Ferdinando tutto ha disprezzato. E noi popolo nato libero, ridotto fra catene e miseria, tarderemo ancora a riconquistare i legittimi diritti? All’armi, figli della Sicilia. La forza dei popoli è onnipossente: l’unirsi dei popoli è la caduta dei re. Il giorno 12 gennaio 1848, all’alba, segnerà l’epoca gloriosa dell’universale rigenerazione”. Quindi un vero e proprio proclama di sfida annunciata alla monarchia, nel giorno del compleanno del re Ferdinando II. Pertanto il 12 gennaio vi fu l’inizio della sollevazione di Palermo, a cui sarebbe seguita quella di Catania il 25, di Trapani e Caltanissetta il 29 dello stesso mese.
Tale rivoluzione ebbe non ebbe solo questa priorità cronologica, ma soprattutto ebbe caratteri particolari per la determinata volontà degli insorti di separarsi dal Regno borbonico delle Due Sicilie, inviso dai Siciliani a tal punto che essi offrirono, dopo aver ottenuto la Costituzione, la guida del loro Regno autonomo al Duca di Genova.

Il 25 marzo 1848, in seguito ai tali moti, il re concesse portato la costituzione e   il Parlamento Generale della Sicilia si riunì nella chiesa di San Domenico in Palermo.
Nel corso delle sedute di tale Parlamento, soprattutto alla Camera dei Comuni, iniziò subito il confronto duro  tra monarchici costituzionalisti e repubblicani. L’apertura del Parlamento siciliano sembrò segnare, già alla prima seduta, un successo dei repubblicani, che riuscirono a far acclamare il repubblicano Ruggero Settimo ” presidente” del Governo.
Preoccupata di tale inizio, non fu soltanto la monarchia borbonica, ma quella inglese, che si attivò affinché i repubblicani non avessero il sopravvento in tale momento politico, che aveva visto la proclamazione della Repubblica in Francia, con un governo provvisorio costituito dal poeta Lamartine e dal socialista Louis Blanc.
Inoltre i repubblicani siciliani avevano conquistato un ministero importante, quale quello degli Interni, nella persona dell’avvocato Pasquale Calvi, ma i monarchici costituzionalisti avevano trovato un punto di riferimento nel ministro degli Esteri, Mariano Stabile.
Per diverse sedute, il ministro dell’Interno repubblicano Pasquale Calvi riuscì a tener testa al ministro degli esteri Mariano Stabile, fino a quando il governo inglese, nella persona di Lord Minto, ministro plenipotenziario, fece pervenire una formale lettera al Parlamento Generale della Sicilia.
La mattina del 13 aprile, dopo essersi assicurato l’appoggio della Guardia Nazionale, il ministro Mariano Stabile convocò una riunione privata “ degli elementi più influenti della Camera” a casa del capo del governo Ruggero Settimo e mostrò a tutti la lettera di Lord Minto, il quale esprimeva chiaramente che fosse evitata “ la calamità di una forma repubblicana di governo”. A quel punto Ruggero Settimo si appellò a tutti affinché non ci si dividesse in un momento così grave. Quindi il capo del governo Mariano Stabile propose il decadimento della dinastia borbonica, con la motivazione che era l’unica via percorribile per fare entrare la Sicilia, come “ regno indipendente” nell’ipotesi di una costituenda Lega Italiana. Nello stesso pomeriggio si riunì la camera dei Comuni del Parlamento Generale della Sicilia, che decretò, anche con l’appoggio dei repubblicani, la decadenza di Ferdinando II dal trono di Sicilia. Il 14 aprile 1848 Mariano Stabile informava Lord Minto che il pericolo repubblicano era scongiurato. Furono, conseguentemente, scelti i rappresentanti chiamati a far parte della commissione incaricata di partecipare alle sedute che si sarebbero tenute a Roma per la Lega Italiana.
Il 10 luglio 1848, fu proclamato un nuovo Statuto costituzionale del nuovo Regno di Sicilia, che ricalcava in parte quella del 1812, con l’abolizione della Camera dei Pari, sostituito da un senato elettivo, e con la scelta del regime monarchico costituzionale.
L’esercito borbonico di Carlo Filangieri, principe di Satriano, attaccò la città di Messina nel settembre del 1848. Fu allora che il capo del Parlamento siciliano fece stampare un manifesto, recante la sua firma e quella di tutti i ministri, che si apriva con tali parole: “I codardi satelliti di Ferdinando, battuti e respinti dalla prode ed eroica Messina, sono nuovamente sbarcati a poca distanza da quella città. Siciliani, accorrete in difesa dei nostri minacciati fratelli. Questa è la guerra suprema, guerra finale”.
La città fu sottoposta a pesantissimi bombardamenti da parte dell’artiglieria borbonica, che incendiò e ridusse in macerie interi quartieri. Ferdinando II poté così festeggiare la riconquista di Messina nella sua reggia a Caserta mentre i siciliani chiesero una tregua che fu concessa il 18 settembre.
Nei primi mesi del 1849, l’esercito borbonico da Messina preparava la riconquista, inviando un esercito di 16.000 uomini comandato da Carlo Filangieri. Il 28 febbraio 1849, Ferdinando II indirizzò un proclama ai siciliani, promettendo un nuovo statuto per l’isola, che indusse il governo palermitano a dichiarare decaduto l’armistizio. Il 10 marzo un decreto a firma dei presidenti delle due Camere, rispettivamente recante la firma del duca di Montalto per la Camera dei Pari e di Mariano Stabile per la Camera dei Comuni, nonché dello stesso presidente del Governo, Ruggero Settimo, lanciava la coscrizione obbligatoria di “ tutti i Siciliani dall’età di diciotto ai trent’anni”, che sarebbero stati provvisti, sempre che l’avessero voluto, di “ vitto, ovvero di un assegno corrispondente”.
Nei giorni successivi, furono soprattutto i club repubblicani, con il “ Circolo Popolare” di Palermo in testa, e la legione universitaria che, il 30 marzo, dopo che il 19 marzo i borbonici avevano occupato anche Catania, si prodigarono per la resistenza. Il 26 aprile si presentò dinnanzi a Palermo una squadra navale, con una ingiunzione alla resa e, il 5 maggio, l’avanzata dei borbonici si spinse fino a Bagheria. Il 14 maggio 1849 le armate borboniche, guidate da Filangieri,  presero possesso di Palermo.
Cadendo Palermo, cadde l’intera isola e le speranze di continuare ad avere uno Stato indipendente e di un proprio Parlamento, voluto e agognato da quando la Sicilia, nel 1816, era stata inglobata nel Regno delle Due Sicilie.

Bibliografia:

Giuseppe Oddo- L’utopia della libertà- Editore Krea, 2006