Il patriota e pittore Luigi Toro: l’omaggio di Nicola Borrelli

Nicola Borrelli, storico e studioso eclettico, nonché pittore,  scrisse un libro sul brigantaggio nella campagna sessana anche per rendere omaggio al suo Maestro Luigi Toro, famoso pittore e patriota di Lauro di Sessa Aurunca, che tanto si era  sacrificato per gli ideali di Libertà e Unità della Nazione. Il patriota sessano sentì il dovere di ritornare a combattere e lo fece contro i briganti del suo territorio, quello aurunco.

Nel 1859 Luigi Toro (Lauro di Sessa CE – 1835 – Pignataro Maggiore CE – 1900) si era arruolato nei Cacciatori delle Alpi,  ove aveva conosciuto Pilade Bronzetti di Cuneo, a cui dedicherà uno dei suoi migliori dipinti per celebrarne il sacrificio nella battaglia del Volturno. In seguito si unì ai Mille col grado di sergente alla compagnia delle “Guide Garibaldine“ preposte alla protezione del futuro Generale. Durante la campagna siciliana dimostrò tutto il suo valore, conquistandosi la fiducia dello stesso Garibaldi che lo volle accanto a sé in diverse occasioni. Purtroppo dovette assistere alla morte del suo grande commilitone piemontese Pilade Bronzetti, al quale dedicò nel 1885 una tela che riproduce “La morte di Pilade Bronzetti a Castelmorrone”.

Luigi Toro fu, dunque, uno dei protagonisti dell’ Unificazione italiana nei momenti decisivi. Quando il brigantaggio endemico della zona sessana assunse i connotati della reazione, secondo la tesi esposta dal  Borrelli nel suo studio, il pittore e patriota Luigi Toro pensò che fosse il momento di difendere gli ideali per cui aveva combattuto, nonostante tutto il suo impegno era in tale periodo  dedito principalmente  alla passione artistica. Quindi Luigi Toro fece parte della Guardia Nazionale con il grado di Maggiore e Comandante del 2° Battaglione. Anche in tale momento storico Luigi Toro dimostrò, quindi,  la sua audacia e il suo coraggio, misto alla generosità che anche  lo stesso Borrelli esplicita nella maniera seguente: “La sua maschia figura di gentiluomo franco, benefico, generoso, coraggioso fino alla temerarietà gli ottennero l’illimitato rispetto da parte dei tristi banditi che nei primi anni postunitari gettavano il terrore nella Provincia, proprio quando il Toro, nella qualità di Maggiore della Guardia Nazionale, era incaricato della repressione del brigantaggio e da questi mostri feroci che egli sfidava ogni giorno non gli fu torto un capello, anche quando avrebbero potuto impadronirsi di lui, vendicarsi, , finirlo, ma che, per rispetto, non l’avrebbero mai fatto…”

Quindi  Luigi Toro era un pittore famoso, oltre che un patriota,  e il Borrelli, appassionato anche di pittura, ne diventerà un discepolo  accogliendolo nella sua casa di Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta,  negli ultimi anni di vita. “Ammirate opere del Toro- rileva Nicola Borrelli in Memorie Storiche di Pignataro Maggiore– oltre le minori, sono due grandiosi quadri, l’uno rappresentante La scomunica di Taddeo di Sessa, l’altro Agostino Nifo alla corte di Carlo V. Di quest’ultimo l’originale si conserva nella pinacoteca reale di Capodimonte.

Altra già citata superba opera del Toro, della lunghezza di ben cinque metri, raffigura La morte di Pilade Bronzetti a Castelmorrone, a lungo presente nei depositi del Museo Napoletano di San Martino, ma che, dopo la scomparsa dell’artista, a causa di un credito fondiario esercitato, divenne proprietà del Banco di Napoli, confluendo, in seguito alla fusione, nelle collezioni di IntesaSanpaolo. Il 29 settembre 2017 la banca ha deciso di concedere il dipinto in comodato gratuito alla Reggia di Caserta. L’opera è attualmente sottoposta a restauro.

Luisa Martorelli, nota storica dell’arte, nella prefazione al testo dedicato al pittore Luigi Toro,  pubblicato in occasione del 150° anniversario dell’Unità, evidenzia testualmente che “ è tutto merito di uno studioso locale, oltre che un suo allievo, Nicola Borrelli, se riemerge all’attenzione degli studi del Novecento l’attività di Luigi Toro, radicato alla formazione dei pittori napoletani al seguito del maestro Domenico Morelli. Quindi con giusta ragione Gaetano Mastrostefano conferisce onore e meriti a critici come Nicola Borrelli.” In effetti, si deve a Nicola Borrelli se l’arte, come il patriottismo, di Luigi Toro, emerge in tutta la sua valenza umana. In un saggio pubblicato nel 1921 sulla Rivista Campana dal titolo emblematico “ Un artista e un patriota dimenticato Luigi Toro”, il Borrelli rilanciava la figura del patriota e pittore sessano. Inoltre, il Borrelli scrisse, dopo il decesso del suo maestro, quelle che Gaetano Mastrostefano definisce “brevi ma intense note”, pubblicate sul periodico Natura e Arte: “Il pittore Luigi Toro era un solitario di grande valore, e si è spento a Pignataro Maggiore Maggiore, poco lungi dalla cittadina di Terra di Lavoro che gli diede i natali, Sessa Aurunca ed artista insieme, giovane garibaldino, meritò le più vive simpatie di Bixio, di Mirti e di Garibaldi che gli affidò speciali missioni disimpegnate con coraggio ed abnegazione: pittore, fu degno dell’elogio dei maggiori, fra i quali Domenico Morelli. Il Borrelli, nel saggio “Un artista e un patriota dimenticato Luigi Toro” intende comunicare, oltre le indiscusse qualità di vero patriota e stimato pittore, soprattutto le doti umani e morali del suo Maestro. Pertanto scrive: Come uomo e come artista il Toro fu semplice, modesto, di un’ingenuità, direi infantile, ma diritto, fiero, di carattere adamantino, sempre già rara, oggi rarissima, di gentiluomo di vecchio stampo. Perché intera risalti la figura morale basta un aneddoto. Si era con l’artista in compagnia di un alto ufficiale dell’esercito, il quale, avendo appreso che il Toro rivestisse il grado di colonnello della Riserva, volle chiedergli da quando avesse lasciato il servizio ed il Toro, cui evidentemente non garbava quella parola servizio, rispose subito: non ho mai servito, e scandì la parola- “ fui volontario in tempo di guerra, prima di essere pittore in tempo di pace”.

Uno dei primi quadri che gli diedero fama è l’Agostino Nifo alla corte di  Carlo V che si trova a Capodimonte, e in copia al palazzo municipale del suo paese di fronte all’ultima sua grande tela in cui è raffigurato Taddeo di Sessa al Concilio di Lione. Fra i suoi molti lavori a soggetto garibaldino, è notevolissimo quello sull’eroica morte di Pilade Bronzetti a Castelmorrone.

Il Borrelli aveva accolto Luigi Toro nella sua abitazione di Pignataro Maggiore negli ultimi anni di vita del patriota e pittore sessano, che si spense, dopo una breve malattia, in casa del Borrelli a Pignataro Maggiore nell’attuale via Regina Elena  il 5 aprile del 1900.

Anche dopo la morte l’oblio fu tale che persino i suoi resti mortali rimasero a lungo abbandonati nel cimitero di Pignataro Maggiore fino a quando, agli inizi degli anni settanta del Novecento,  grazie alla ricerca e abnegazione dell’Arciprete Don Salvatore Palumbo, furono rinvenuti e traslati il 12 maggio del 1973 a Lauro di Sessa Aurunca.

Bibliografia:

Nicola Borrelli- Memorie storiche di Pignataro Maggiore- 1940

Gaetano Mastrostefano- Maria Elena Maffei- Gianluca Puccio- Luigi Toro (1835-1900), pittore e patriota dell’800- Caramanica Editore, 2011