Il patriota e pittore Luigi Toro: l’omaggio di Nicola Borrelli

Nicola Borrelli, storico e studioso eclettico, nonché pittore,  scrisse un libro sul brigantaggio nella campagna sessana anche per rendere omaggio al suo Maestro Luigi Toro, famoso pittore e patriota di Lauro di Sessa Aurunca, che aveva combattuto quale volontario garibaldino per gli ideali di libertà e Unità della Nazione. Il patriota sessano, dopo aver deposto le armi in seguito all’uscita di scena di Garibaldi, sentì il dovere di far parte della Guardia Nazionale nella lotta al brigantaggio.

Nel 1859 Luigi Toro (Lauro di Sessa CE – 1835 – Pignataro Maggiore CE, 13 aprile 1900) si era arruolato nel 1859 nei Cacciatori delle Alpi,  ove aveva conosciuto per la prima volta Pilade Bronzetti , a cui dedicherà uno dei suoi migliori dipinti per celebrarne il sacrificio nella battaglia del Volturno. In seguito Luigi Toro e l’amico commilitone Pilade Bronzetti si uniranno ai Mille, aggregandosi alla spedizione comandata da Enrico Cosenz. Giunto il 6 luglio a Palermo, Luigi Toro, in virtù della sua riconosciuta forza e abilità di tiratore e cavalleggero, fu assegnato col grado di sergente alla compagnia delle Guide garibaldine preposte alla protezione del Generale. Da quel momento parteciperà ai vari momenti dell’impresa garibaldina, dimostrando il suo valore di combattente e conquistandosi pertanto la fiducia dei suoi superiori. Partecipò, quindi, anche alla ” battaglia del Volturno”, dove sarebbe valorosamente caduto l’amico commilitone Pilade Bronzetti. Luigi Toro non dimenticherà il sacrificio dell’ufficiale mantovano, celebrandolo nel 1885 con la famosa opera “La morte di Pilade Bronzetti a Castelmorrone”.

Luigi Toro fu, dunque, uno dei protagonisti meridionali dell’esercito volontario garibaldino nei momenti decisivi dell’Unità, ma, allorché Garibaldi decise di ritirarsi a Caprera, conseguentemente abbandonò la lotta, deluso e disilluso, per dedicarsi completamente alla sua arte pittorica. A tal riguardo Gaetano Mastrostefano scrive che ” Luigi Toro seguì le ultime fasi belliche dalle sue contrade deluso da tali accadimenti, ma comunque convinto che l’Unità Nazionale fosse ineluttabile e necessaria anche se realizzata con un diverso aggregato istituzionale rispetto a quello immaginato”.

Quando il brigantaggio endemico della zona sessana assunse i connotati della reazione, secondo la tesi esposta dal  Borrelli nel suo studio, il pittore e patriota Luigi Toro pensò che fosse il momento di difendere gli ideali per cui aveva combattuto, nonostante il suo impegno era in tale periodo  dedito principalmente  alla passione artistica. Quindi Luigi Toro fece parte della Guardia Nazionale con il grado di Maggiore e Comandante del 2° Battaglione di stanza a Lauro di Sessa, avendo a supporto il fratello Francesco col grado di Capitano.

Anche in tale momento storico Luigi Toro dimostrò, quindi,  la sua audacia e il suo coraggio, misto alla generosità che anche  lo stesso Borrelli esplicita nella maniera seguente: “La sua maschia figura di gentiluomo franco, benefico, generoso, coraggioso fino alla temerarietà gli ottennero l’illimitato rispetto da parte dei tristi banditi che nei primi anni postunitari gettavano il terrore nella Provincia, proprio quando il Toro, nella qualità di Maggiore della Guardia Nazionale, era incaricato della repressione del brigantaggio e da questi mostri feroci che egli sfidava ogni giorno non gli fu torto un capello, anche quando avrebbero potuto impadronirsi di lui, vendicarsi, finirlo, ma che, per rispetto, non l’avrebbero mai fatto.”

Quindi  Luigi Toro fu un pittore famoso, oltre che un patriota,  e il Borrelli, appassionato anche di pittura, ne diventerà un discepolo  accogliendolo nella sua casa di Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta,  negli ultimi anni di vita. “Ammirate opere del Toro- rileva Nicola Borrelli in Memorie Storiche di Pignataro Maggiore– oltre le minori, sono due grandiosi quadri, l’uno rappresentante Taddeo da Sessa al Concilio di Lione, l’altro Agostino Nifo alla corte di Carlo V. Di quest’ultimo l’originale si conserva nella pinacoteca reale di Capodimonte.”

Altra già citata superba tela del Toro raffigura La morte di Pilade Bronzetti a Castelmorrone, a lungo presente nei depositi del Museo Napoletano di San Martino, ma che, dopo la scomparsa dell’artista, a causa di un credito fondiario esercitato, divenne proprietà del Banco di Napoli, confluendo, in seguito alla fusione, nelle collezioni di Intesa Sanpaolo. Il 29 settembre 2017 la banca, in seguito a restauro, ha deciso di concedere il dipinto in comodato gratuito alla Reggia di Caserta.

Luisa Martorelli, nota storica dell’arte, nella prefazione al testo dedicato al pittore Luigi Toro,  pubblicato in occasione del 150° anniversario dell’Unità, evidenzia testualmente che “ è tutto merito di uno studioso locale, oltre che un suo allievo, Nicola Borrelli, se riemerge all’attenzione degli studi del Novecento l’attività di Luigi Toro, radicato alla formazione dei pittori napoletani al seguito del maestro Domenico Morelli.”

Quindi con giusta ragione Gaetano Mastrostefano conferisce onore e meriti a critici come Nicola Borrelli.” In effetti, si deve a Nicola Borrelli se l’arte, come il patriottismo, di Luigi Toro, emerge in tutta la sua valenza umana. In un saggio pubblicato nel 1921 sulla Rivista Campana dal titolo emblematico “ Un artista e un patriota dimenticato Luigi Toro”, il Borrelli rilanciava la figura del patriota e pittore sessano.

Dopo il suo decesso , “brevi ma intense note” furono pubblicate sul periodico Natura e Arte: “Il pittore Luigi Toro era un solitario di grande valore, e si è spento a Pignataro Maggiore Maggiore, poco lungi dalla cittadina di Terra di Lavoro che gli diede i natali, Sessa Aurunca. Fu patriota ed artista insieme, giovane garibaldino, meritò le più vive simpatie di Bixio, di Mirti e di Garibaldi che gli affidò speciali missioni disimpegnate con coraggio ed abnegazione: pittore, fu degno dell’elogio dei maggiori, fra i quali Domenico Morelli.[…]

Il Borrelli, nel saggio “Un artista e un patriota dimenticato Luigi Toro” intese comunicare, oltre le indiscusse qualità di vero patriota e stimato pittore, soprattutto le doti umani e morali del suo Maestro. Pertanto scrisse: Come uomo e come artista il Toro fu semplice, modesto, di un’ingenuità, direi infantile, ma diritto, fiero, di carattere adamantino, sempre già rara, oggi rarissima, di gentiluomo di vecchio stampo. Perché intera risalti la figura morale basta un aneddoto. Si era con l’artista in compagnia di un alto ufficiale dell’esercito, il quale, avendo appreso che il Toro rivestisse il grado di colonnello della Riserva, volle chiedergli da quando avesse lasciato il servizio ed il Toro, cui evidentemente non garbava quella parola servizio, rispose subito: non ho mai servito, e scandì la parola- “ fui volontario in tempo di guerra, prima di essere pittore in tempo di pace”.

Nicola Borrelli aveva accolto Luigi Toro nella sua abitazione di Pignataro Maggiore negli ultimi anni di vita del patriota e pittore sessano, che si spense, dopo una breve malattia, in casa del Borrelli a Pignataro Maggiore, nell’attuale via Regina Elena,  il 13 aprile del 1900.

Anche dopo la morte l’oblio fu tale che persino i suoi resti mortali rimasero a lungo abbandonati nel cimitero di Pignataro Maggiore fino a quando, agli inizi degli anni settanta del Novecento,  grazie alla ricerca e abnegazione dell’Arciprete Don Salvatore Palumbo, furono rinvenuti e traslati il 12 maggio del 1973 a Lauro di Sessa Aurunca.

Bibliografia:

Nicola Borrelli- Memorie storiche di Pignataro Maggiore- 1940

Gaetano Mastrostefano- Maria Elena Maffei- Gianluca Puccio- Luigi Toro (1835-1900), pittore e patriota dell’800- Caramanica Editore, 2011