La poesia del teologo Franco Simeone

Nato a Pignataro Maggiore il 30 maggio 1899 da Raffaele, costruttore edile e da Anna Franco, casalinga, Franco Simeone fu il primo di nove figli, di cui tre sacerdoti.
Franco venne inviato al sacerdozio, frequentando i seminari di Teano e Benevento. In seguito si laureò in Teologia dommatica presso L’Ateneo Pontificio Campano. Ordinato sacerdote nel 1923, fu docente di lettere nel Ginnasio di Teano, nei Licei dei Seminari pontifici di Catanzaro e Benevento, e Teologo della Diocesi di Calvi e Teano. Nel 1942 conseguì la laurea in Lettere presso l’università di Napoli, e l’anno seguente fu nominato Cappellano militare della Milizia Ferroviaria.
Insegnò per un biennio presso la scuola media di Sparanise, dal 1951, anno che vide la pubblicazione della sua prima raccolta poetica: “Seme del cammino”. In seguito, fino alla fine degli anni sessanta, insegnò presso la scuola media di Pignataro Maggiore, e in tale periodo, oltre alla fondazione dell’Associazione culturale Il Pino, pubblicò ” Dall’Occidente nel Solco Antico”, la cui poetica risentì del primo grave lutto familiare, la morte del fratello Antonio.


Nel 1958 pubblicò ” Nidi sui pini”, che il poeta e critico letterario Giuseppe Rotoli considera l’opera della sua maturità. Infatti con i versi ” Pini, che date il nome al mio paese, vorrei d’un nido ornarvi la cimasa” don Franco Simeone esplicitava il suo convincimento storico dell’origine del toponimo Pignataro dall’abbondanza dei pini in tale territorio.


Nel 1966 vi fu la sua consacrazione quale poeta a livello nazionale con il primo premio nel concorso dell’Accademia dei Poeti d’Italia, indetto dal comune di Milano. Don Franco Simeone vinse la medaglia d’oro con una lirica della raccolta ” Mio padre”.
Anche la poetica delle pubblicazioni successive risente del dolore e del pessimismo esistenziale, dovuti, oltre alla perdita del fratello Antonio, dei genitori e di due sorelle nubili. Significativa è al riguardo l’ultima raccolta di aforismi ” Sassi dal segreto” pubblicata ” un pò per celia, un pò per non morire”.


Premettendo che la fede riusciva a lenire ” le lacerazioni del suo animo”, nella poesia Don Franco Simeone cercò il superamento della solitudine, della tristezza. E’ pur vero che egli vi si dedicò quando aveva cinquant’anni, negli anni della maturità con il rimpianto di non aver iniziato prima: “Con l’ansia t’ho cercata/ dei cavalieri del Graal/ per la mia strada solitaria, divina poesia/ ma, d’improvviso, solamente ora/ dall’Occidente/ da dove si tende la mano/ in segno d’addio ai superstiti/ nell’arido cammino mi sorridi”. Un Occidente che- come osserva ancora Giuseppe Rotoli- non ha solo una connotazione geopolitica, bensì una più profonda, legata ” al nostro tramonto, il luogo ultimo della vita”. La ricerca dei cavalieri del Santo Graal diventa l’emblema della condizione umana. E’, anche- aggiungiamo- l’Occidente della perdita dei suoi valori portanti, come denunzia decisamente Don Franco Simeone nella lirica “Amarezza di vigilia di Natale”. Da studioso e specialista della scienza sacra, testimone della Fede, anche nella poesia comunicava quei momenti in cui l’anima si avvicina a Dio e riesce a superare i momenti difficili della condizione umana tramite l’amore cristiano, quasi rimproverandosi di non essersi accostato alla poesia negli anni giovanili, ma negli anni maturi. Non possiamo non menzionare la poesia dedicata al monumento al Milite Ignoto di Pignataro Maggiore, dal titolo” La favola nuova inventata dal soldato di bronzo”. In essa – come evidenzia Pietro Bovenzi- il teologo-poeta “inventa un nuovo messaggio per le generazioni future: “ il soldato di bronzo, così nascosto tra il verde del viale Monteoliveto, non scruta più il nemico lontano, ma nel suo gesto, il poeta vuole che si legga un atto di solidarietà, di fratellanza, d’amore che travalca ogni barriera, ogni steccato”.