La quattrocentesca Cappella di Sant’Antonio Abate di Pantuliano

Pantuliano è una frazione di Pastorano, comune ubicato in Terra di Lavoro, attuale provincia di Caserta. Giancarlo Bova, nel suo contributo pubblicato sulla rivista “ Le Muse” dal titolo “ Un insediamento normanno nel Sud d’Italia: il caso Pantuliano”, rileva che nel Medioevo Pantuliano fu un centro agricolo abbastanza importante, “ una tappa lungo il cammino di penetrazione dei Normanni nel Sud della penisola, come si può vedere dalla presenza nel suo territorio di famiglie appartenenti alla nobiltà normanna”. Un atto giuridico del luglio 1258 menziona in particolare due  nobili normanni presenti in “ loco Pantuliani”, i fratelli Vincencius e Leonardus de Molisio. La famiglia de Molisio era tra le più importanti del Medioevo da quando  la contea di Boiano, conquistata negli anni intorno da Raoul de Molisio comprendeva il complesso della diocesi di Boiano, Isernia, Venafro, Trivento, Guardalfiera, Limosano e una parte di quelle di Larino e Termoli. Tale vasto territorio fu ribattezzato contea del Molise dal nome della famiglia de Molisio, di cui due nobili erano presenti a Pantuliano, insieme ad altre famiglie nobili normanne.

Pantuliano diventava successivamente  nota  per la presenza di una cappella quattrocentesca, e, a tal riguardo, fu Nicola Borrelli, storico eclettico di Pignataro Maggiore a pubblicare sulla sua Rivista Campana, nel numero 6 dell’anno 1924, uno scritto dedicato alla cappella di Sant’Antonio Abate di Pantuliano. Il Borrelli ne avrebbe successivamente proposto una sintesi in “ Memorie Storiche di Pignataro Maggiore”.  Dato che Pantuliano è confinante, con una distanza di pochi Km, con Pignataro, il Borrelli, dopo aver trattato  delle varie chiese e cappelle presenti nel territorio di Pignataro, intese aggiungere  nella parte delle “Memorie sacre”, anche la Cappella di Sant’ Antonio Abate di Pantuliano.

 La Cappella di Sant’Antonio è annessa  alla Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista,  la quale è presente già  nelle  Rationes Decimarum degli anni 1308-1310, relative all’elenco delle chiese dell’Arcidiocesi di Capua. Annessa a questa (Chiesa di San Giovanni Battista)- scrive testualmente Nicola Borrelli  “ è la Cappella dedicata a Sant’Antonio,  il cui piccolo  ingresso, a sinistra della facciata della chiesa è sormontata da iscrizione marmorea in bei caratteri gotici, risalente al 1431”. Dalla lapide, aggiunge l’eclettico storico e studioso Nicola Borrelli, “fatta erigere dall’Arcipresbitero capuano D. Antonio Jadecoci, si apprende che la Cappella fosse dotata di dieci moggi di terreno sul portale in contrada alla Scapola o Pantellone con l’obbligo di officiarsi per l’anima di esso Jadecoci e dei suoi antenati”. Sul portale si ricavano il nome del fondatore, ossia il predetto  Arcipresbitero  Antonio Jadecoci, e la data 1431, ritenuta quella di conclusione anche delle decorazioni. Si tratta di un piccolo tempio di soli quattro metri quadrati, ma che contiene all’interno affreschi interessanti.

Tali  affreschi  sono attribuiti ad un ignoto maestro, forse marchigiano, con influssi senesi e buona conoscenza del gotico internazionale. Le pitture ricoprono completamente le volte e pennacchi delle due campate della cappellina e purtroppo ne restano solo poche tracce sulle pareti. Gli affreschi della prima campata si riferiscono ad episodi della vita di S. Antonio abate, mentre la seconda campata è dedicata agli otto dottori della chiesa latina e greca. Sull’altare si rileva una grande nicchia sporgente, a sesto acuto, coeva al ciclo principale, sulla cui fronte sono raffigurati i dodici apostoli e il Redentore, negli sguanci S. Caterina d’Alessandria e S. Giovanni Battista, mentre sulla parete di fondo vi è raffigurato S. Antonio abate, la cui effigie risale al XVII secolo. Agli stessi anni degli affreschi si può datare il bellissimo  bassorilievo “Madonna col Bambino”, in uno stile gotico già contaminato da influssi classici. Gran parte degli affreschi andarono nel tempo perduti o deteriorati sia per l’umidità del luogo che per l’incuria umana; tuttavia il lato destro della cappella conserva ancora qualche dipinto in buona conservazione. In particolare- scrive il Borrelli- sono abbastanza ben conservati due dei quattro evangelisti( Marco e Matteo), e alcune graziosissime figure muliebri, allegorie della Giustizia, della Carità e della Fede. Scomparsi interamente risultano i particolari dei dodici medaglioni raffiguranti gli Apostoli. L’appassionato storico Nicola Borrelli, che scrive le sue “ Memorie” nel 1940,  rivelava di aver richiamato l’attenzione della Reale Soprintendenza su tale bella testimonianza del Rinascimento, chiedendo provvedimenti e auspicandone l’intervento.

Un altro contributo storico fu apportato da Giuseppe Marchione, che, ribadiva per lo più le informazioni storiche di Nicola Borrelli, rilevando che  “abbastanza ben conservati erano negli anni Quaranta, due dei quattro evangelisti (San Marco e San Matteo) ed alcune figure femminili, allegoria della Giustizia, della Carità e della Fede. La cappella si presenta a navata unica, suddivisa in due campate, ognuna delle quali ha una copertura a forma di doppia volta incrociata. Gli affreschi ricoprivano in origine tutta la superficie muraria, ma attualmente sono rimaste discretamente conservate solo le pitture delle due volte e della parete dell’altare. le otto vele di cui è composta la prima volta sono affrescate da scene tratte dalla vita del Santo”.

In anni più recenti è stata Italia Caradonna a dedicare uno studio sulle  “Immagini e testi da alcuni ciclo ad affresco dell’Alto Casertano: il caso Sant’Antonio Abate” In tale studio si conferma che “la cappella venne fondata per volontà di don Antonio Jadecoci, arcipresbitero della chiesa di San Giovanni, dotata di un appezzamento di terra ampio più di dieci moggia in cambio di due messe settimanali per la sua anima e per quella dei propri defunti, e infine consacrata l’8 febbraio 1431”. Il ciclo ad affresco doveva verosimilmente rendere omaggio al santo onomastico del fondatore e, nel contempo, mettere in guardia i fedeli, i quali solo seguendo l’esempio dell’eremita – rinunciando, cioè, ai beni materiali e purificandosi dai peccati commessi grazie alla confessione avevano la possibilità di  aspirare alla salvezza dell’anima per il tramite della preghiera.  Infatti, l’iscrizione posta all’ingresso della cappella consta di 7 densissime righe, di cui Italia Caradonna riporta la seguente trascrizione: HANC CAPPELLAM CONSTRUI(re) FECIT DOPNUS ANTONIUS ADECOCI ARCHIP(res)B(ite)R TERRE CAPUANE AC CAPPELLAN(us) HUI(us) ECCL(es)IE S(an)C(t)I IOH(ann)IS SUB VOCABULO B(ea)TI ANTO-NII QUA(m) DOTAV(it) EIDE(m)Q(ue) CAPPELLE ASSIGNAVIT PECIA(m) UNA(m) T(er)RE CAMPESTE(r) MODIORUM DECEM (et) PLUS SITA UBI D(icitu)R A LA SCAPULA SEU A LO PRATELLONE ITA QUOD SACERDOS DICTE ECCL(es)IE TENEATUR BIS MISSA(m) PRO A(n)I(m)A SUA ET O(mn)I(b)U(s) DEFUNCTORUM SUORU(m) I(n) D(i)C(t)A CAPPELLA PRO EDDOMEDA(m) CELEBRA(tu)R SUB AN(n)O D(omi)NI MILL(esim)O CCCC XXXI DIE VIII ME(n)SIS FEBRUARII VIIII INDICCIONIS DEO GRA(tia)S AMEN.

In relazione agli affreschi ci si sofferma su quellI che Itala Caradonna ritiene più noti, di cui il primo “è dipinto sulla parete dell’altare della cappella di sant’Antonio abate della chiesa di San Giovanni Evangelista in Pantuliano. La vita del santo, narrata in quattro rovinatissime scene suddivise su due registri, ha inizio, in alto a sinistra, con la Fuga dalla città di Patras”. Infatti, Sant’ Antonio è raffigurato, insieme ad alcuni compagni, fuori le mura della città, pronto a recarsi nel deserto per intraprendere la vita eremitica. La seconda scena del ciclo concerne la vita precedente del santo, dato che  presenta un giovane Antonio vestito con abiti borghesi intento a donare ai poveri i suoi beni  Tale  episodio- ricorda la studiosa Caradonna-  è ispirato da un altro testo agiografico, la Vita di Atanasio, dalla quale si apprende delle origini agiate del santo e della sua propensione alla vita  solitaria.

Bibliografia:
Nicola Borrelli- Una chiesa quattrocentesca presso Pignataro Maggiore- Rivista Campana- n° 6-1924

Nicola Borrelli- Memorie storiche di Pignataro Maggiore- 1940

Giancarlo Bova- “ Un insediamento normanno nel Sud d’Italia: il caso Pantuliano in ” Le Muse- Gennaio- Agosto 2005

Italia Caradonna- “Immagini e testi da alcuni ciclo ad affresco dell’Alto Casertano: il caso Sant’Antonio Abate ” PDF

AFFRESCO PRESENTE NELLA CAPPELLA
CHIESA DI SAN GIOVANNI IN PANTULIANO, A CUI E’ ANNESSA LA CAPPELLA DI SANT’ANTONIO

Cappella di Sant’Antonio Abate di Pantuliano