La scomparsa Cappella di Santa Croce di Pignataro

Era l’anno 1704 e l’allora curato parrocchiale di San Giorgio Martire di Pignataro, don Giovanni Bovenzo, porgeva formale domanda al vescovo Giovanbattista Caracciolo del Sole “ pro erectione Ecclesiae S.tae Crucis”. Come rileva Antonio Martone, già l’anno successivo, in data 9 maggio, in occasione della Santa Visita il vescovo “ visitavit computum Cappellae Sanctae Crucis noviter erectae”.

Nel redigere  lo “stato generale di Pignataro” dietro ordine del  vescovo  Mons. Filippo Positano, il 22 novembre 1721, il reverendo Giovanni Bovenzo faceva menzione di nuovo  della presenza di tale Cappella di Santa Croce, indicando che era situata “ prope Ecclesiam Sancti Georgii”.  Inoltre nel successivo anno 1722 don Giovanni Bovenzo, nella relazione di risposta ad un questionario richiesto dal vescovo, scriveva che “ di più vi è una cappella sotto il titolo detto la Croce, contigua alla chiesa parrocchiale di San Giorgio.” A tal riguardo Antonio Martone evidenzia che l’aggettivo “ contigua” va inteso in senso lato, non nel suo vero senso di “ tanto vicina da essere in contatto”, ma “nei pressi” della Chiesa di San Giorgio.

Inoltre, per tale “Cappella” situata nei pressi della Chiesa di San Giorgio, lo storico locale ritiene di poter usare anche il termine “ Chiesetta”, come da Registro-catalogo dell’Archivio della Diocesi di Calvi.

In tale “ chiesetta” di Santa Croce, per volontà di Mons. Filippo Positano officiavano alcuni frati alcantarini di Napoli, dato che il vescovo aveva già l’intento di far costruire un convento sopra il colle detto “ Monticella”.  

L’inizio della costruzione del Convento di Santa Croce di Pignataro Maggiore ebbe luogo l’8 dicembre 1731, soprattutto a seguito della donazione da parte del Comune, dietro intercessione di Mons. Filippo Positano, di cinque moggi di terreno sul colle detto Monticello.  Quindi la chiesetta, oramai scomparsa, situata ” propre Ecclesiam Sancti Georgii, era il luogo di culto dove officiavano i primi frati alcantarini provenienti da Napoli.   Su tale scomparsa “chiesetta di Santa Croce fu Antonio Martone a prodigarsi per una ricerca più ampia e accurata, mentre i vari momenti di costruzione del Convento ci sono comunicati, oltre che dal canonico Giovanni Penna e da Nicola Borrelli,  da Vittorio Ricciardi, il quale si dedicò a reperire la necessaria documentazione nel corso di diversi anni.  Tra le varie ipotesi di ubicazione, Antonio Martone, precisando che si tratta comunque di supposizioni ed eventualità,  mostra di propendere per una possibile ubicazione “là dove oggi si trova la gradinata che porta a San Giorgio”.  Mons. Filippo Positano decedeva il 17 dicembre del 1732 e, per esplicito suo desiderio, fu sepolto proprio nella chiesetta di Santa Croce, prima di essere trasportato temporaneamente, quattro anno dopo,  nel refettorio del Convento, la cui costruzione procedeva con regolarità.

Prima del  completamento della costruzione del Convento,  il titolo della chiesetta di Santa Croce, oramai abbandonata,  passò  al Convento dei frati alcantarini. Dopo la costruzione del Convento col tempo andò completamente distrutta. Tuttavia, ad ulteriore testimonianza di una sua presenza attiva fino al 1750  vi è la documentazione riguardante tre  monaci e un “secolare”, che furono seppelliti in tale chiesetta “contigua alla chiesa parrocchiale di San Giorgio” : Fratello Pietro di San Pasquale, di anni 25, deceduto il 9 maggio 1739,  Frate Agnello di S. Agnese, di anni 39, deceduto il 16 aprile 1747, Frat’Antonino del SS.mo Sagramento, di anni 57, morto il 10 dicembre del 1750 e il “ secolare fabricatore nativo di Grumo, chiamato Giuseppe” nell’aprile del 1741.  Le salme che si trovavano presso tale chiesetta di Santa Croce furono traslate nel Convento negli anni appena successivi al 1750.

Riferimento bibliografico :

-Antonio Martone- Santa Croce: una chiesetta scomparsa- Il Pino, maggio-giugno 1984