La settecentesca Cappella Alvino di Pignataro

La famiglia Alvino si era stabilita nel casale di Pignataro nel 1659, a distanza di tre anni dalla terribile peste che quasi dimezzò la popolazione della Diocesi, allorché Bartolomeo Alvino, originario di Carinola, sposò Annamaria Bovenzo di Pignataro.
Sfogliando i volumi delle Sante Visite che i Vescovi eseguivano ogni anno, ad iniziare dal 1718, si apprende che la Cappella Alvino era stata eretta e fondata nei “recenti anni precedenti il 1718 per iniziativa di Gaetano Alvino”, la cui famiglia era diventata nel frattempo una delle famiglie più note e influenti del Casale di Pignataro.
Nel 1722, il parroco di San Giorgio di Pignataro fu incaricato dal Vescovo Positano, da poco entrato in Diocesi, di riferire riguardo alla situazione generale delle chiese e cappelle situate in tutto il casale. Il parroco di San Giorgio fa menzione anche di “ una cappella sotto il titolo di San Michele Arcangelo de jure patronatus delli Alvino, posta e sita giusto le case di detto Alvino e di Domenico Bovenzo”. Quindi ufficialmente si viene a conoscenza della Cappella Alvino nel 1722. In effetti, la cappella era di patronato della famiglia Bovenzo, e in seguito al  matrimonio di Bartolomeo Alvino con Annamaria Bovenzo, gli Alvino diventarono “compatroni” della Cappella. Tale Cappella, nel secolo successivo, divenne proprietà della famiglia Scorpio, allorché Nicola Scorpio, di Pietravairano, sposò la nobildonna Angela Alvino. Il figlio di Nicola e Angela, Giuseppe Scorpio, nato nel 1831, sarà l’uomo che avrà un ruolo fondamentale nell’ingresso della famiglia Scorpio a Pignataro, spostando i suoi interessi in tale paese, grazie ad un rapporto privilegiato con la famiglia della madre. Infatti ben cinque zii Alvino, quattro sorelle nubili e un reverendo, ne fecero il loro erede universale. In tal modo tutto il Palazzo, ossia l’attuale “Palazzo Scorpio”, sede degli uffici del Comune di Pignataro Maggiore, divenne proprietà della famiglia Scorpio con annessa Cappella Alvino, che conservò, tuttavia, tale nome.
Nell’anno 1946 essa divenne sede della nuova parrocchia dell’Addolorata, di cui fu parroco don Giovanni Zumbolo, che svolse tale funzione fino al 1973 circa, quando la Cappella fu abbandonata e sconsacrata.