Riguardo all’elevazione del Gastaldato di Calvi a Contea, si ritiene che ciò sia avvenuto tra la fine del IX secolo e i primi decenni del X secolo, negli anni del principato di Atenolfo. In particolare, i contrasti tra Atenolfo e Atanasio (vescovo-duca di Napoli) per la supremazia sulla Contea di Capua, causarono, negli anni successivi, vari scontri con alterne vicende, fino alla capitolazione di Atanasio che, per ottenere la pace, fu costretto a riconsegnare ad Atenolfo vari territori della Contea che aveva precedentemente occupato.
Erchemperto e alcune pergamene stilate intorno all’anno mille ci offrono, inoltre, un’idea di massima dell’esistenza quotidiana nella Contea longobarda di Calvi. Vivendo in baracche di legno ed anfratti naturali, i primi abitanti della Contea longobarda di Calvi si dedicarono ad un’economia che possiamo definire di carattere silvo-pastorale. Venivano allevati, pertanto, greggi e armenti in buona quantità, e soprattutto maiali la cui carne, come è noto, insieme al pane e al vino, fu alla base dell’alimentazione del contadino medievale. Inoltre in alcune zone pedemontane si registra la presenza di qualche campo di grano e qualche vigneto. Le coltivazioni arboree o le piante a vegetazione spontanea erano costituite soprattutto da querce, ulivi, castagne, alberi di pere, mele, fichi e sorbe.
Fu, all’incirca nell’anno mille, che iniziò a svilupparsi la cosiddetta “economia curtense” anche nella Contea longobarda di Calvi, di cui sono esemplificative le “ villae” e le “ hereditates” di Roffredo a Sparanise.
Riguardo all’artigianato, Erchemperto afferma che già negli anni del X d. C. si era tornati a produrre vasi fittili e le arti della viticoltura. Tale testimonianza si rivela molto importante, in quanto, pur in quantità decisamente inferiore a quella dell’antica Cales, ci fornisce una prova che “a Calvi era rimasta qualche traccia di una grande civiltà tradizione di civiltà e di lavoro“, come evidenzia testualmente Giuseppe Carcaiso.
Gradualmente le condizioni generali di vita andarono, migliorando dalla metà del X secolo grazie alla benefica influenza sul territorio dei due grandi monasteri benedettini di Montecassino e di S. Vincenzo al Volturno, il cui processo di rinnovamento ebbe una ripercussione positiva nel graduale processo di rinnovamento della ” Longobardia Minore”, interessando di conseguenza anche la Contea di Calvi.
Allorché il miglioramento delle condizioni di vita della Calvi longobarda si mostrò sempre più incisivo dall’anno Mille, vaste estensioni di terreno vennero sottratte a paludi e boscaglie e restituite alle tradizionali colture, mentre il ripopolamento delle campagne fu favorita da una mirata ed accorta politica di insediamenti rurali che comportava l’obbligo per i coloni di risiedere sulle terre da bonificare.
La proprietà di considerevoli latifondi costituirà per i signori longobardi un motivo di prestigio come anche una premessa per implementare le loro ambizioni politiche.