Luigi Mascilli Migliorini e la cattedra di economia per Genovesi

Giuseppe Galasso evidenzia che “ già fin dagli ultimi decenni del secolo XVII si notano i segni di una ripresa italiana, che, poi, nel seguente secolo XVIII si fanno più corposi e significativi. La cultura si inserisce largamente in quella europea. Così accade soprattutto con la fama che circondò soprattutto alcuni nomi, come quelli del Beccaria e del Filangieri, ma anche Muratori, Giannone, Genovesi, Pietro Verri e altri del tempo conseguirono una vasta notorietà europea”.

Per quanto concerne il Regno di Napoli, dall’anno 1734  aveva avuto inizio una progressiva, proficua e lunga collaborazione tra intellettualità e monarchia, che aveva consentito la realizzazione delle auspicate riforme nell’ambito amministrativo,  come anche in quello legislativo ed economico.

Luigi Mascilli Migliorini, attingendo alla documentazione dell’Archivio Storico del Banco di Napoli, ci comunica in maniera egregia i momenti salienti che portarono Antonio Genovesi, quale protagonista del nuovo spirito illuminista e riformatore nel Regno di Napoli, ad ottenere la cattedra di “ meccanica e commercio” e l’entusiasmo del finanziatore Bartolomeo Intieri.

Nato a Firenze nel 1676, l’Intieri era giunto a Napoli nei primi anni del XVIII secolo per amministrare le numerose tenute che la casa Corsini aveva in Campania, ma nel marzo del 1734 aveva l’incarico di amministrare i beni dei Medici.

Bartolomeo Intieri e Antonio Genovesi avevano avuto modo di conoscersi una decina di anni prima dell’istituzione della cattedra di Economia nel Regno di Napoli, inaugurata il 5 novembre 1754. In tarda età Bartolomeo Intieri, ormai lontano dalla vita attiva, meditava in qual modo potesse essere di rilevante aiuto, fiducioso del consenso di re Carlo III, suo amico, e delle idee innovative di quel giovane che aveva quasi la metà del suoi anni.

Pertanto Bartolomeo Intieri, uno dei protagonisti dell’illuminismo napoletano, nel redigere il proprio testamento,  aveva deciso con risoluta convinzione di destinare una rendita di seicento ducati annui per “ creare e mantenere” nel Regno di Napoli una cattedra di  “meccanica e commercio”, esprimendo la volontà di “volerla addossare” ad Antonio Genovesi. Bartolomeo Intieri ricordava bene quella frase di “ don Antonio”, allorché aveva proferito in  uno slancio di delusione e rincrescimento: “ Sanno dell’economia del nostro stato assai più i forestieri di noi medesimi!” Intieri era solito invitare nella sua villa di Vico Equense i suoi amici intellettuali, e intendeva  concordare con loro  come fornire una risposta fattiva al Genovesi.

Presa la decisione, pensava di poter facilmente  convincere il giovane re Carlo III, mentre si mostrava più difficile superare l’ostacolo di alcuni ambienti della corte della  capitale, ossia le “ gelosie di coloro che avevano circoscritto l’intelligenza di Intieri nei limiti della fortunata avventura di uno straniero”. Invece Bartolomeo Intieri avrebbe potuto scrivere all’amico toscano Antonio Cocchi: “ Ora più che mai io godo e son contento”.

Il 5 novembre 1754 Antonio Genovesi ebbe la soddisfazione di constatare con entusiasmo la straordinaria partecipazione di persone alla sua prima lezione, anche se avrebbe commentato con le semplici parole “ E’ un buon principio”.

Bibliografia:

-Luigi Mascilli Migliorini- “Una cattedra di economia per Genovesi” in AA.VV. Segreti d’Autore- Ventisei racconti per “ Il Mattino” dalle carte dell’Archivio Storico del Banco di Napoli- Editoriale Scientifica, 2016.