I fratelli Filippo e Carlo Pisacane

Monumento in bronzo dedicato a Carlo Pisacane nel comune di Sapri

Carlo e Filippo Pisacane nacquero nella Napoli post-napoleonica della restaurazione borbonica successiva al 1815. Filippo era il maggiore, nato a Napoli il 29 marzo 1815, mentre Carlo veniva alla luce il 22 agosto 1818. Educati entrambi nel collegio militare della Nunziatella, i fratelli Carlo e Filippo Pisacane ebbero percorsi ideologici diversi, ma non venne meno il rapporto epistolare in relazione al confronto sulla dimensione personale e individuale della vita. Carlo Pisacane, il coraggioso eroe ribelle e rivoluzionario, ebbe un sentimento di affetto immutato per il fratello, suddito fedele del re e figlio devoto. Il padre discendeva da «un’antica famiglia che vantava più di un uomo illustre». Infatti, nelle genealogie delle famiglie nobili napoletane, quella Pisacane era annoverata tra le più prestigiose. Tramite Filippo Carlo riusciva, tuttavia, a stabilire quel contatto relazionale con la famiglia, la sua terra e il suo passato, dato che era considerato il familiare “ traditore” della tradizione ideologica della famiglia. Mentre Carlo intratteneva la sua tribolata e avventurosa relazione con Enrichetta Di Lorenzo, lasciando Napoli nel febbraio 1847 per imbarcarsi, sotto falso nome, su un piroscafo francese, nei primi mesi dello stesso anno Filippo preparava il matrimonio con una esponente di una delle più ricche famiglie napoletane, Maria Luisa Cavalcanti. Come scrive Silvia Sonetti, “ la vita da esule romantico non impediva a Carlo di relazionarsi con il fratello, chiedendo di fargli pervenire tutte le carte lasciate a Napoli, insieme allo stato di servizio, la nomina a sottotenente e la fede di battesimo”. Alla vigilia dei momenti decisivi in cui saranno su fronti opposti, i toni del carteggio tra i due rimangono ancora “pacati, affettuosi, gli argomenti intimi e personali”. La rivoluzione del 1848 costituirà, tuttavia, l’inizio di una corrispondenza gradualmente sempre più sporadica, in quanto Filippo, per la determinazione nel reprimere le rivendicazioni costituzionali dei patrioti napoletani, otterrà dal re la promozione a capitano nei cacciatori a cavallo nel 1849, anno in cui Carlo si prodigava per la difesa della Repubblica romana, la cui esperienza costituì un momento determinante per il suo avvicinamento agli ideali liberali e democratici. Dopo tale calda estate del 1849, Carlo affronta, nella corrispondenza con il fratello, l’argomento politico. Parla esplicitamente di “dispotismo” borbonico, mentre gli racconta in dettaglio l’ esperienza avuta nella difesa della Repubblica romana. “Feci ciò che la mia coscienza mi dittava in favore degli italiani”, esplicita Carlo al fratello che, invece, aveva ricevuto la Medaglia di Bronzo dal Papa Pio IX. Carlo scriveva in maniera diretta anche di esser «sicuro sulla sua libertà individuale», per questo non avrebbe mai potuto tornare a vivere in Napoli, città chiusa in cui vige l’ «estremo rigore» del re Bomba. Su tali argomenti Filippo opponeva il silenzio. D’altronde apparteneva a quell’élite militare che aveva sconfitto i rivoluzionari non solo a Napoli, ma anche a Roma, nel Cilento, in Calabria e in Sicilia. A questo punto- rimarca Silvia Sonetti- “la frattura tra i due fratelli è forte, quasi impossibile da ricomporre. Essa, però, non intacca i sentimenti. A tenere insieme le due vite c’è l’indimenticabile passato che vive nei ricordi delle due famiglie, quella di sangue e quella della Nunziatella. L’argomento politico aprì, comunque, una voragine profonda, un confronto infruttuoso perché entrambi fortemente convinti della giustezza delle proprie posizioni”. Carlo metteva fine a qualsiasi confronto sulla posizione politica e ideologica, con tali parole: «Siamo agli antipodi, caro Filippo! Per tutti e due, quindi, meglio non parlarne più, punto e basta su tale argomento”. Tuttavia, aggiungeva, facendo appello alla comune memoria, al legame del sangue e all’affetto: “«amiamoci indipendentemente da ciò, e speriamo nell’avvenire ogni uno secondo gli detta il suo cuore”. Per Silvia Sonetti, la vicenda dei fratelli Pisacane fu simile a quella di altri fratelli, che nel corso del Risorgimento, ebbero idee politiche opposte, ma normalmente i rapporti personali non vennero meno al di là delle opposte idee politiche. La corrispondenza tra i due fratelli, infatti, sarebbe proseguita su argomenti esclusivamente familiari, e ricordi dei vecchi amici militari, con toni pacati e temi di disimpegno, anche accompagnati da richieste di doni e di opinioni circa le faccende familiari. L’ultimo momento di corrispondenza reca la data del 25 aprile 1855, ma non fu un’occasione di addio. E’ sempre Carlo a prendere l’iniziativa con tale parole iniziali: «Carissimo Filippo, rompo il lungo silenzio, quantunque non ho più ricevuto tue notizie» In effetti, mentre è nota l’impresa coraggiosa della Spedizione di Sapri, durante la quale Carlo avrebbe trovato la morte con molti suoi compagni, il fratello Filippo si era separato dalla duchessa Cavalcanti, avendo probabilmente abbandonato l’abitazione coniugale, di proprietà della moglie. Nella Spedizione di Sapri Carlo fu forse avventato, avendo idealizzato i contadini che si proponeva di liberare e da cui ricevette la morte. Il fratello Filippo, caduta la monarchia borbonica, emigrò in Francia e morì a Marsiglia nel 1894 all’età di 79 anni.

Riferimento bibliografico:

Silvia Sonetti- Carlo e Filippo Pisacane. Un “ conflitto civile privato nel Mezzogiorno borbonico” in Meridiana n° 81- Viella, 2014

Filippo Pisacane (la foto appartiene all’ ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA PISACANE)
Carlo Pisacane