Michele Sapone” il sarto di Picasso”: da Bellona in Costa Azzurra

Nato nel 1912, Michele Sapone era diventato un adolescente gioviale pronto a passare, con grande impegno, dal mestiere di muratore a quello di maniscalco e barbiere, prima di approdare al lavoro del proprio destino, quello di sarto nella sua Bellona, in provincia di Caserta.
Michele  si mostrò per sua fortuna un giovane anche coerente. Era riuscito  a diventare un bravo sarto già all’età di 20 anni, ma quella cartolina per il servizio militare l’aspettava con una certa trepidazione, e aveva detto a sua madre che, se fosse stato assegnato in una località “sopra Roma “ non sarebbe tornato più a Bellona, non avrebbe più lavorato nella sartoria di mastro Carluccio, Carlo della Cioppa.
E così Torino diventò per Michele la sua “ capitale”, ove “ si svolgeva un’intensa vita sociale politica e culturale”, e la città gli darà l’opportunità di far conoscere le sue qualità di sarto, preludio al suo avvenire di “artista”.
Già artigiano raffinato, era giunto, per le vicissitudini della guerra, sulle colline di Spalato, luogo di battaglie e d’amore, tra le braccia di Slavka, “ottima mano con ago e filo”, partigiana e futura compagna di tutta la vita.
E’ Pablo Picasso a cui sta prendendo le misure per un vestito, a ripetergli, mentre ascolta la sua storia, che in fondo un artista Michele lo era sempre stato, prima di dargli delle proprie litografie quale compenso per il vestito. Avrebbe imparato in fretta il mestiere di sarto e sarebbe stato un sarto per tutta la vita. Un bravo sarto; forse uno dei migliori. Fosse nato nella seconda metà del Novecento sarebbe potuto diventare uno stilista. Invece divenne “il sarto di Picasso”, e di tanti altri artisti che diedero un volto al secolo della modernità. Li vestiva, e ogni abito era cucito sui loro corpi come se avesse voluto vestirne l’anima, la personalità nascosta, quella che nessuno vede e che solo talvolta affiora dai loro quadri.
Nel frattempo, Picasso si accende un’altra sigaretta, fuma in silenzio e ascolta i racconti di Michele, l’uomo che presto diventerà il suo sarto personale e uno dei suoi migliori amici.
Infatti nel dopoguerra iniziò per Michele Sapone per la moglie e la figlia Aika una grande avventura a Nizza ove lavorava come maitre coupeur da Seelio Tailleur- Chemisier, ma Michele era invaghito dell’arte e, salendo in vespa con un funzionario del Consolato Italiano che doveva consegnare un passaporto, si ritrovò in casa del pittore Manfredo Borsi, con cui instaurerà una duratura amicizia. Sapone poté in tal modo entrare in un mondo che aveva vagheggiato nei suoi sogni, quel mondo nel quale confezionerà magnifici abiti per facoltosi clienti, e i suoi clienti lo ricompenseranno con opere d’arte. Creazione contro creazione, come ai tempi del baratto.
“ All’inizio degli anni cinquanta, la luce della Costa Azzurra illuminava la vita del sarto di Bellona e della sua famiglia. Sempre più radiosa”. E’ con Pablo Picasso, tuttavia, che Michele intesse un rapporto particolare di vicinanza artistica e umana.
In quella fase della sua vita anche Picasso attraversava un momento di grande vitalità creativa, grazie alla “ nuove energie creative” che gli aveva apportato la sua nuova compagna Jacqueline Roque, che viveva alla “Californie” di Cannes.
Da quando ha conosciuto Picasso grazie al comune amico poeta André Verdet , Michele “ non ha smesso un istante di pensare a cosa inventare per l’uomo che già ha inventato tutto”. Il primo pantalone “alla Courbet” sorprende e incanta Picasso e da allora tra Michele e Pablo inizia un rapporto di amicizia della durata di sedici anni, in cui Michele Sapone” avrebbe confezionato per il maestro almeno duecento paia di pantaloni, un centinaio di giacche, e decine di cappotti dalle forme più ardite, con tessuti inusuali di altissima qualità”. Il 25 giugno 1954 era nata la secondogenita Patricia e “ la nascita della seconda figlia aveva portato nuova vivacità in una famiglia che certo non viveva nella tristezza”.
Il 25 ottobre 1956 è il compleanno di Picasso, che festeggia i suoi settantacinque ani con una bella festa nella villa dell’artista a Cannes, la leggendaria “La Californie”. Michele si presenta al mattino con un nuovo abito: è una giacca di velluto marrone e nero a righe orizzontali. “Picasso la indossa subito e dice che la terrà tutto il giorno. E’ il segno che gli piace. Adora il velluto, adora le righe, ma soprattutto è affascinato dal colletto senza risvolto, con una piccola apertura sul petto senza bottoni. E’ una delle invenzioni Sapone, il colletto alla Mao, come lo chiama il sarto italiano, che in realtà è una foggia classica delle casacche di campagna dei contadini di Bellona. Un ricordo d’infanzia mai abbandonato che diventa adesso il tratto di uno stile personale.”. Si troverà in altre e diverse occasioni con gli amici-artisti più cari, molti dei quali lo seguiranno nella gara di solidarietà organizzata per il restauro della chiesa di San Secondino di Bellona. Un evento che spingerà Jean Marie Gouttin a creare nel 1968 la famosa e suggestiva Via Crucis per la chiesa di Bellona. La Via Crucis di  Gouttin “ prima di essere installata nella stessa chiesa di Bellona, sarà esposta a  Napoli nella monumentale chiesa di Santa Chiara”. A tale iniziativa per Bellona, che costituiva,  nella mente e nel cuore di Michele Sapone, “il bisogno di  restituire arte di sé al suo paese”, il sarto ci si dedicò con passione durante le vacanze di Pasqua del 1968. Infatti, in tale periodo Michele ha modo di incontrare inevitabilmente don Alfredo Cantiello, parroco di Bellona, il quale gli mostra lo stato di degrado della chiesa parrocchiale del paese, nota per la sua cupola ottagonale del 1400 con le navate circolari, la torre campanaria ancora originale, l’interno ricco di   affreschi e bassorilievi e la Madonna Protettrice, scolpita dal maestro Luigi De Luca, autore, tra l’altro,  dei famosi leoni di Piazza Bovio a Napoli. Appena rientrato a Nizza, come riporta Luca Masia, Michele chiede aiuto ai suoi amici artisti, che offrono con entusiasmo le loro opere e di conseguenza arrivano, tra aprile e maggio del 1968 a Bellona i primi quadri di artisti italiani e francesi: Ozenda, Gouttin, Restivo, Pichette, Dauphin, Baretty, Radulesco, Bono, Placido, D’Amico, Calvi, Bertier, Damiano Bozzolini, a cui seguono le opere di Picasso, Campigli, Magnelli, Arp, Kijino, Mansouroff, Hartung, Giacometti e Severini. “Intanto- aggiunge ancora Luca Masia- il maestro Jean Marie Gouttin sta realizzando una  Via Crucis che giungerà in Italia ai primi di giugno”. Tale opera  di Gouttin è composta da 14 pannelli,  e sarà   il Nice- Matin del 26 giugno 1968 a comunicare, in un articolo dal titolo “ La via Crucis di Bellona” che “ l’opera di Gouttin è stata presentata a Nizza al villaggio Seguran. L’artista ci ha lavorato due mesi e, prima di essere collocata definitivamente nella chiesa di Bellona, sarà esposta in alcune ville, specialmente romane, e  molti musei”.

Intanto, i  ragazzi crescono e Aïka, la primogenita di Michele, porterà anche da sposa il cognome del padre perché il suo matrimonio avverrà con il cugino Antonio Sapone. Il marito di Aika è dotato della stessa sensibilità del suocero.
Il ristorante La Colomba di Venezia di Arturo Deana, collezionista ed amico di Michele, presso il quale si recano i novelli sposi in viaggio di nozze, costituisce il preludio all’approccio di Antonio Sapone con un mondo ove vige la stessa filosofia della costa, ossia “chi non ha soldi paga con un quadro”, e così anche nella dimora di Deana si accumulavano i Carrà, i Giudi, i Morandi, i De Pisis, i Sironi, i De Chirico, i Chagall, tutti clienti della “Colomba “ di Arturo Deana, allo stesso modo in cui si viveva l’arte alla Colombe d’or di Saint- Paul de Vence.
E’ arrivato il momento della Galleria Sapone, un luogo non destinato a “vendere arte”, ma con un progetto romantico ben preciso in cui creare un “ luogo di dialogo con il pubblico, un centro di diffusione della cultura e della creatività”. Dopo lunghe ricerche e parecchi tentavi di dissuasione da parte degli amici preoccupati per l’eccessiva bontà di Antonio, rispetto alla rudezza del settore dei mercanti, la galleria si stabilisce in due belle stanze al numero 55 di Rue de France. Gli allestimenti sono affidati al decoratore Orfé Pedroni, mentre dell’illuminazione del locale si occupa Hartung, “il padre dell’arte multimediale”. La prima mostra si inaugura il 24 marzo 1972 e costituisce un omaggio di Antonio Sapone alla sua famiglia, con particolare riguardo per Michele, per i suoi amici artisti, tra i quali primeggia Pablo Picasso, come anche  un romantico progetto di vita, come lo definirà anche la stampa dell’epoca, in cui l’amore per l’arte costituirà una sorta di magia per il consolidarsi di veri e saldi rapporti umani. Da allora le mostre saranno approntate sempre con maggior cura, e anche l’atteso evento del 18 maggio 1973 avrà regolarmente luogo, nonostante Pablo Picasso fosse deceduto l’otto aprile precedente e la famiglia Sapone avesse dovuto onorare, anche con diverse interviste e testimonianze, la scomparsa dell’ “uomo che era diventato l’icona della modernità”. La mostra del 18 maggio costituirà un omaggio alla memoria di Picasso.

Alla metà degli anni ‘70, l’esigenza di trovare una nuova collocazione si fa sempre più pressante, dato che “l’attività della Galleria Sapone si è intensificata con una media di cinque grandi esposizioni all’anno”. Pertanto si mostra necessario trasferire l’attività in una sede più ampia e l’occhio di Antonio Sapone cade su Boulevard Victor Hugo, a due passi dalla Promenades des Anglais. Sarà proprio al civico 25 che l’8 luglio 1981 si svolgerà l’inaugurazione della nuova galleria Sapone, aperta con una mostra de “Le Pietre” di Magnelli e accompagnata da un bel catalogo con introduzione di Italo Calvino intitolata “Essere Pietra”.

Verso la metà degli anni ottanta Antonio Sapone conoscerà Jacqueline Picasso e le prospetta l’idea di una mostra delle opere “domestiche” di Picasso, e riesce a realizzare una mostra che sorprenderà la stessa Jacqueline, la quale, in tale occasione, regalerà ad Antonio Sapone la preziosa scultura denominata “Colombe”.
Tale gesto rappresenta l’ideale passaggio di consegne tra Michele Sapone e suo genero Antonio, il quale riceve quel regalo non per un vestito, ma per la bellezza della mostra dedicata a Picasso. E’ la famosa colomba della pace che Antonio riceve quale “annuncio di pace, fine delle violenze, speranza per l’umanità e per il trionfo della bellezza dell’arte.

Michele Sapone è deceduto  nel settembre del 2017 a Latina, e attualmente riposa nella cappella di famiglia di Bellona.

Bibliografia:

Luca Masia- Il sarto di Picasso- Silvana Editoriale, 2012

Michele Sapone e Pablo Picasso, Cannes, ville La Calafornie, luglio 1956-
Foto: A. Villers