Pignataro 1943: l’eroismo di Giuseppe Zaccariello

Quel 10 ottobre 1943 sembrava un giorno tranquillo a Pignataro Maggiore, nell’ex Terra di Lavoro, allora provincia di Napoli, fino a quando si ebbe notizia che i tedeschi cercavano “gli uomini” in maniera decisa e con una rabbia che incuteva paura alle donne, che esponevano anche il crocifisso davanti ai tedeschi per fermarli. Il filo telefonico che teneva collegato il reparto tedesco dislocato a S. Pasquale col Comando Generale acquartierato in località Torre Lupara era stato tagliato. La reazione rabbiosa dei tedeschi fu immediata e violenta. Vennero impartiti ordini perentori alle truppe e al maresciallo Oropallo, allora comandante di questa stazione, di catturare a qualunque costo una decina di persone e tenerle come ostaggi. Il maresciallo, considerato che anche lui correva un grosso pericolo, preferì eclissarsi e non farsi più vedere. Giuseppe Capobianco stigmatizza l’atteggiamento del maresciallo in quanto i tedeschi si mostrarono da quel momento ancora più determinati e inferociti, incuranti delle grida delle donne, del loro tentativo di fermare la loro rabbia. Inutile furono le grida delle donne che proclamavano che i loro uomini erano innocenti. I tedeschi catturarono una decina di ostaggi e li rinchiusero nell’ossario del vecchio cimitero del Convento di San Pasquale.
Fra gli ostaggi ebbe un ruolo di rilievo in quella giornata Giuseppe Zaccariello, che fu il protagonista di quella terribile vicenda insieme al figlio Francesco, a Crescenzo Belluomo e Biagio Lanna.

Subito scattò l’ordine di rappresaglia per quegli uomini che, sottolinea Giuseppe Capobianco, fu umiliante ed esercitata con metodi coercitivi, in quanto, se non si fosse trovato il responsabile o i responsabili di quell’atto di sabotaggio, i circa dieci ostaggi avrebbero avuto il destino segnato. Si guardavano ormai perduti, anche perché, oltre agli ostaggi pignataresi citati, vi erano militari sbandati e civili sfollati da altri centri vicini.
Ma il fato, la provvidenza, il miracolo. la buona stella aveva un nome e cognome : Padre Beniamino di Pignataro Maggiore ( al secolo prof. Salvatore Femiano ), che si trovava al convento e, oltre a conoscere la lingua tedesca, conosceva i suoi compaesani quali persone buone e giuste.
Padre Beniamino si prodigò con tutte le sue forze nel persuadere il Comandante del reparto tedesco e trovò un validissimo aiuto nelle persone dei Cappellani Militari, di cui uno tedesco e l’altro austriaco, per implorare, supplicare di non uccidere quelle brave persone, garantendo in prima persona che non poteva esserci fra loro il sabotatore.
Dopo un duro ed estenuante colloquio, mentre gli ostaggi aspettavano la loro sorte, i due cappellani militari riuscirono a convincere il Comandante, il quale, tuttavia, non avrebbe dato il via alla rappresaglia ad una condizione: uno di loro doveva scendere al paese e trovare cibo quale cipolle, pomodori e patate e portarle su al convento entro il termine perentorio di un’ora e mezza.
Dato che il comandante tedesco aveva posto una precisa condizione per sospendere l’esecuzione degli ostaggi, toccò a Giuseppe Zaccariello andare al paese e ritornare in un’ora e mezzo con quanto dai tedeschi richiesto perché tra gli ostaggi c’era anche suo figlio Francesco.
Nonostante fosse ammalato, Il povero Giuseppe Zaccariello, con la disperazione nel cuore, il morale a pezzi e col fiatone che gli mozzava il respiro, portò a termine l’incarico entro il termine fissato in quelle che furono ore concitate ma con tanta solidarietà delle donne di famiglia del Zaccariello ma non solo. Tutte le donne di Via Principe di Napoli consegnarono al Zaccariello un grande quantitativo di quanto richiesto ed era in loro possesso, in relazione a quanto chiesto dai tedeschi. Il commento di Giuseppe Capobianco più duro e determinato riguarda l’umiliazione che i nazisti vollero infliggere agli ostaggi. Il comandante ordinò di consegnare a ciascuno di essi una fascia bianca con una svastica da portare al braccio.
In tal modo sarebbero stati loro stessi a far da guardia al filo telefonico lungo la collina di S. Pasquale. Da questo incarico umiliante fu esonerato solo il Lanna, che fu liberato, mentre Giuseppe Zaccariello, Francesco Zaccariello, Crescenzo Belluomo e gli altri ostaggi dovettero sorvegliare il filo telefonico giorno e notte.

Solo l’avvicinarsi della V Armata Americana convinse i tedeschi a liberare gli ostaggi e lasciare il paese. Tuttavia i tedeschi volevano portare con loro il giovane Francesco Zaccariello, il quale, allorché si accorse dell’intenzione del Comando tedesco, si nascose in un pagliaio della collina di S. Pasquale.
I tedeschi, nonostante l’approssimarsi dell’armata americana, cercarono il povero Francesco Zaccariello in tutto il paese, anche in chiesa, ma ormai vi era poco tempo . Dovettero desistere, e “fortunatamente non bruciarono quel pagliaio “, come ebbe a ripetere più volte lo stesso giovane Francesco quando gli amici gli chiedevano di raccontare il tragico episodio, anni dopo, allorché era solito tornare a Pignataro per le ferie estive da Mantova, dove risiedeva e prestava servizio per la Polizia di Stato.

Bibliografia:

Antonio Formicola- Ottobre 1943, pagina dolorosa della storia di Pignataro Maggiore:  Il Pino Anno 1, n° 2- Marzo- Aprile 1984, Il Pino Anno 1 n° 4 Luglio- Agosto 1864, Il Pino anno 1, n° 5 Settembre- Ottobre 1984

Giuseppe Capobianco- Il recupero della memoria- Edizioni Scientifiche Italiane, 1995