Bartolomeo Scorpio e la Democrazia radicale in Terra di Lavoro

Lo storico di Pignataro Maggiore Nicola Borrelli in tal modo compendia il suo omaggio a Bartolomeo Scorpio, nelle “Memorie Storiche di Pignataro Maggiore” : “Infervorato di idee repubblicane, militò nel partito democratico ( democrazia d’altri tempi, non quella che doveva poi usurparne il nome) e, nel 1881, fu tra i rappresentanti della Democrazia Napoletana al Comizio per il suffragio universale tenutosi in Roma. Fu amico di Guglielmo Oberdan, socio dell’Italia Irredenta, intimo di Giovanni Bovio, Matteo Renato Imbriani, Antonio Gaetani di Laurenzana e di altri autorevoli esponenti della patriottica Associazione di cui fu Presidente il gen. Giuseppe Avezzana. Fu tra i fondatori della “Federazione Repubblicana” e della Società Radicale “Amore e Libertà”. Collaborò a vari giornali di colore, come “La Bandiera”, “Il ribelle”, “Giordano Bruno”. Servì il partito nel quale militava con entusiasmo e con disinteresse unico più che raro. Entrato giovanissimo nella Massoneria, vi raggiunse il più alto grado, per poi allontanarsene scontento, disingannato e convertito. Dotato di fervido ingegno e nutrito di buoni studi, fu valoroso avvocato, facile ed efficace oratore, scrittore geniale e versatile. Attratto nell’orbita della vita pubblica, sacrificò a questa, alle lotte di parte, alle locali competizioni le sue migliori energie, un promettente avvenire, il cospicuo avito patrimonio; e, come ebbe amici fedeli e devoti( pochissimi nei giorni duri), così ebbe nemici acerrimi, implacabili, fino a restare misteriosamente ferito di piombo assassino. Fu per parecchi anni sindaco di Pignataro, poi Componente della Giunta Provinciale Amministrativa. Nel 1892 fu candidato politico al Collegio di Sessa Aurunca e il suo programma politico, dato allora alle stampe, ne rivelò le larghe vedute e la soda preparazione in materie sociali e politiche.
Nominato direttore degli Uffici Provinciali di Terra di Lavoro, coprì tale carica per alcuni anni per poi coprire, negli ultimi anni, quella più modesta di Consulente dell’ Amministrazione Provinciale. Aveva fondato a Pignataro una “Banca Popolare Cooperativa” e una Società Operaia, denominata “Libertà e Lavoro”. Lascia un’ opera di mole sulla questione dello Stato nella Storia, nello spirito, nelle funzioni, ed altri scritti minori”
Ancora da Nicola Borrelli apprendiamo che la famiglia di Scorpio era originaria di Pietravairano, e fu il nonno paterno Nicola Scorpio che sposò la nobildonna Angela Alvino, appartenente ad una delle famiglie più influenti di Pignataro Maggiore.
Quindi l’incontro degli Scorpio con gli Alvino avvenne nel corso della prima metà dell’Ottocento. Il figlio di Nicola e Angela, Giuseppe Scorpio, nato nel 1831, sarà l’uomo che avrà un ruolo fondamentale nell’ingresso della famiglia Scorpio a Pignataro, spostando i suoi interessi in tale paese, grazie ad un rapporto privilegiato con la famiglia della madre. Infatti ben cinque zii Alvino, quattro sorelle nubili e un reverendo, ne fecero il loro erede universale, e, grazie a questi lasciti, al recupero dell’intero fondo materno dotale materno in Calvi ed altri acquisti di terra fatti in proprio a Calvi, agli inizi degli anni sessanta dell’Ottocento, Giuseppe Scorpio diventava un autorevole membro dei possidenti e notabili pignataresi. Intanto Giuseppe prese moglie, ma il primo figlio morì all’età di un anno. Il secondogenito fu Bartolomeo Scorpio, nome che Giuseppe diede a tale secondo figlio come personale riconoscimento verso colui che era stato il suo maggiore benefattore, Bartolomeo Alvino.


Bartolomeo Scorpio nacque a Pignataro Maggiore il 10 gennaio 1857 e sua madre era Maria Maddalena Magliocchi. Il padre Giuseppe non aveva mai partecipato alla politica dei notabili pignataresi, in quanto non si riconosceva in nessuno schieramento. Per il giovanissimo figlio Bartolomeo scelse la carriera ecclesiastica, ma accettò con rispetto che non era a lui propensa, permettendogli di studiare prima a Venafro, poi a Santa Maria Capua Vetere e infine proseguire gli studi di giurisprudenza a Napoli e conseguire la laurea in tale città.
Quindi, dopo aver frequentato gli studi di seminario prima a Calvi e poi a Capua per dodici anni e, conseguita la licenza ginnasiale nel Collegio di Venafro, la formazione politica di Bartolomeo Scorpio fu in sintonia con il dibattito di idee dei vari movimenti e partiti politici che si affacciavano alla ribalta nel periodo postunitario, e pertanto un giovanissimo Scorpio, a soli diciassette anni, nell’anno di frequenza dell’Ateneo Mazzocchi di S. Maria Capua, fondò il “Consorzio Giovanile Garibaldino” e fu fra i fondatori della Società Operaia ” Giuseppe Garibaldi”. A 19 anni aderì al Partito radicale Italiano e fondò la società di Mutuo Soccorso radicale “Amore e Libertà”, collaborando quale redattore in giovanissima età ai giornali “Il ribelle”, “La Bandiera” e al “Giordano Bruno”.
Quindi quello di Scorpio fu un impegno precoce, un interesse per il notevole e ricco confronto e scontro di idee che però troverà solo a Napoli, quale discepolo di Giovanni Bovio, il suo pieno compimento. Presso la facoltà di Giurisprudenza di Napoli, Scorpio ebbe la possibilità di conoscere Giovanni Bovio e trovarsi coinvolto nel vivo delle agitazioni antimonarchiche promosse dai mazziniani e dai socialisti, in particolare con Luigi Zuppetta, Matteo Renato Imbriani e Antonio Gaetani di Laurenzana. Giovanni Bovio, il leader napoletano della democrazia repubblicana, avrà tanta influenza sui giovani a causa della sua posizione preminente nel nucleo dei repubblicani napoletani, e il giovane Bartolomeo Scorpio sarà uno di questi.

Provenendo dalla provincia di Terra di Lavoro, dove gli ideali della democrazia radicale repubblicana non avevano ancora trovato compiuto terreno fertile, si può immaginare il fervore politico con cui Scorpio visse la sua esperienza napoletana. Bartolomeo Scorpio si avvicinò e seppe far sue le idee della democrazia radicale che rappresentava il filone più laico, democratico e repubblicano del Risorgimento italiano, quello mazziniano e garibaldino, con riferimenti propri al pensiero e all’azione di Carlo Cattaneo e di Carlo Pisacane. A Napoli Bartolomeo Scorpio divenne un agitatore, battendosi per il suffragio universale, ritenuto da Scorpio mezzo di elevazione sociale delle categorie sociali più povere. Grazie al fermento di idee democratiche e radicali con cui venne a diretto contatto a Napoli, quindi Bartolomeo Scorpio riuscì nella diffusione del movimento democratico radicale a Pignataro Maggiore e in Terra di Lavoro negli gli anni compresi tra il 1881 e gli ultimi anni del secolo insieme ad altre personalità, tra cui Antonio Gaetani di Laurenzana, Giuseppe Lonardo e Michele Verzillo, quest’ultimo suo nume tutelare, che sarà deputato eletto a Capua dal 1892. Dal 1881 Bartolomeo Scorpio era diventato uno dei più ardenti sostenitori del movimento irredentista facente capo al “ Comitato per l’ Italia Irredenta” di cui era generale il generale Giuseppe Avezzana. Fu in tale periodo che Scorpio entrò nella massoneria, ove raggiunse il 33° grado, il massimo della gerarchia massonica, dopo aver fondato a Napoli la loggia massonica “ Roma”. In particolare Antonio Gaetani di Laurenzana e Bartolomeo Scorpio furono i primi a stabilire contatti con gli ambienti democratici napoletani in vista delle elezioni del 1882 a suffragio allargato in cui le forze radical-democratiche uscirono decisamente rafforzate. A Caserta furono pubblicati i primi numeri del giornale “ La Civetta” di cui Scorpio divenne collaboratore nel gennaio 1882, primo organo di informazione dei democratici radicali, che prenderà successivamente il nome di “Spartaco” allorché Scorpio ne diverrà direttore. A questo germoglio di idee nuove Bartolomeo Scorpio partecipò in maniera rilevante, diventando un esponente non solo provinciale, ma regionale. ll 22 giugno 1882 Scorpio fu a Genova, al fianco di alcuni fra i più importanti esponenti del movimento democratico radicale, a presenziare all’inaugurazione del monumento a Giuseppe Mazzini. La grande intuizione di Scorpio fu la creazione di una delle prime Società Operaie di Mutuo Soccorso, “Libertà e Lavoro”, che sarà per lui la premessa per l’attività politico-amministrativa a Pignataro Maggiore e per la diffusione della democrazia radicale in Terra di Lavoro. Quando nel 1883, a venticinque anni, ottenne la laurea in giurisprudenza, il giovane Bartolomeo Scorpio aveva apposto un suggello professionale ad una carriera che era già in pieno sviluppo, in relazione alla sua attività politica quale esponente della democrazia radicale di Pignataro Maggiore e di Terra di Lavoro. In relazione alla Campania, le Società di Mutuo Soccorso furono anche la premessa per la diffusione della democrazia radicale in tutta la regione, tra cui Terra di Lavoro, dove avrebbe avuto un ruolo preminente la Società ” Libertà e Lavoro” di Pignataro Maggiore, fondata da Bartolomeo Scorpio nell’anno 1882. L’organizzazione campana non prevedeva la fondazione di casse-pensioni, di cooperative edilizie e di consumo, l’allargamento dell’istruzione professionale, ma essa fu l’inizio di un percorso rivolto a contrastare il conservatorismo borghese e a mettere in evidenza, come si evince dagli Statuti delle Società di Pignataro Maggiore e di Capua, la tutela del lavoro, la difesa degli operai e la dignità del lavoro. In relazione alla provincia campana di Terra di Lavoro, gli anni che vanno dal 1879 al 1890 videro un notevole incremento di tali Società, per cui si passò dalle 34 Società Operaie del 1879 alle 148 dell’anno 1889, con l’apporto non certamente secondario degli ambienti democratici. L’iniziativa per una saldatura delle varie Società Operaie in un unico Statuto, al fine di superare gli angusti confini municipali, partì dalla Società Operaia di Pignataro Maggiore ” Libertà e Lavoro” e dallo stesso Presidente Bartolomeo Scorpio. Pertanto, a Sparanise, il 20 settembre 1882, nacque il “Consolato Operaio Campano”, di cui fu acclamato presidente lo stesso Scorpio, mentre Michele Verzillo entrava nel Consiglio Direttivo. Le linee generali del Consolato furono stabilite in cinque punti : lega difensiva e offensiva tra tutte le società operaie; obbligo per ogni società confederata, di prestare aiuto e soccorso al socio di un’altra società consorella; invito rivolto alle società confederate a partecipare ai lavori agricoli e industriali che una Società intraprendeva per proprio conto, mutua assistenza nelle disgrazie, nelle sventure, nelle aggressioni o in occasione di qualsiasi altra calamità pubblica o privata, nel proprio comune o in quelli vicini; istituzione del Parlamento Operaio Regionale. All’invito aderirono le Società Operaie di Pietravairano, Casagiove, Castelforte, SS. Cosma e Damiano, Caserta, Minturno, Visciano, Bellona, Sessa aurunca, la “Ettore Fieramosca” di Capua, S. angelo d’Alife, Sparanise e Aversa. Tutte accettarono all’unanimità la proposta della Società Operaia di Pignataro maggiore, ad eccezione dell’Ettore Fieramosca di Capua.

Il 13 aprile 1882 finalmente diventò realtà il sogno di Scorpio, un progetto da lui formulato fin dal 1879: nel cortile di Palazzo Scorpio si radunò una folla di circa 500 persone e, in relazione alla sua nascita, essa ebbe il valore di un vero e proprio momento di cesura. Il discorso di Bartolomeo Scorpio fu appassionante, coinvolgente e trascinante nel rivendicare che era giunto il momento che anche il popolo di Pignataro dimostrasse di saper vivere una vita civile e pensare all’avvenire economico dell’operaio, di acquisire la coscienza dei propri diritti e doveri, mostrando gli infiniti vantaggi di una costituzione di una Società Operaia. Nasceva così “Libertà e Lavoro” e con Scorpio iniziava la politica intesa in senso moderno e Pignataro Maggiore, rispetto agli anni precedenti, divenne partecipe di un cambiamento, inteso quale scelta fra conservazione e progresso,che implicava necessariamente una rottura rispetto ad un passato in cui i notabili, come rimarca Giuseppe Civile, avevano amministrato in termini di parentela, familismo e clientele.

Lo statuto di Libertà e Lavoro fu redatto nel 1882 e si componeva di ben 33 articoli. L’articolo 1 recitava testualmente: “ E’ costituita in Pignataro Maggiore una Società di Mutuo Soccorso fra gli operai dal titolo:” Libertà e Lavoro”.

L’articolo 2 esplicitava il fine della Società:

a) Tutelare e sviluppare il lavoro.

b) Istruire civilmente l’operaio.

c) Tutelarne e proteggerne i diritti.

d) Soccorrerne le sventure con animo fraterno.

Gli altri 31 articoli esplicitavano la possibilità e le modalità dei prestiti agli operai in stato di bisogno, la promozione della reciproca istruzione tramite scuole, conferenze, discussioni, l’assistenza medica in relazione anche al sostentamento dei poveri ammalati e una pensione agli inabili al lavoro.

Inoltre la Società ebbe quale simbolo una bandiera tricolore con lo stemma sabaudo e due mani che stringono una scure, un sole che sorge dietro ai monti, che rappresentava il simbolo della rinascita, e nella parte centrale erano rappresentati vari attrezzi agricoli. All’atto della nascita della Società il Consiglio Direttivo era composto dal Presidente Generale Bartolomeo Scorpio con Vice-Presidente Antonio Palumbo e Segretario Basilio Nacca. Gli altri incarichi erano affidati a Nicola Borrelli (Sorvegliante), Vincenzo Roncone (Vice-Segretario), Agostino Borrelli (Presidente dei contadini), Pasquale Romagnuolo (Presidente dei Piccoli commercianti), Gaetano Penna ( Presidente degli Agricoltori), Agostino Martone ( Presidente dei Sarti), Marcantonio Gionti (Presidente dei Falegnami), Pietro Pettrone ( Presidente dei Grossisti), Arcangelo Borrelli( Presidente dei Fabbri Ferrai,) Francesco Simeone ( Presidente dei Muratori). Quindici furono i soci onorari di “Libertà e Lavoro” e tra essi ritroviamo i nomi di Felice Cavallotti, Antonio Maffei, Andrea costa, Giovanni Bovio. Molto esigenti erano le assemblee direttive riguardo alla buona condotta dei soci, che potevano essere premiati da un ufficio preposto composto dal Sorvegliante e da due Presidenti di sezione tramite l’assegnazione di una medaglia d’argento al valore e 200 lire in un libretto di cassa di risparmio, come anche severamente espulsi in caso di atti gravi contro la Società. Al riguardo, chiunque tradiva la Società o commetteva un’azione indegna o criminosa contro di essa era immediatamente espulso.

La Società operaia” Libertà e Lavoro” raggiunse ben presto quasi mille soci tra tutte le categorie dei lavoratori manuali del paese. La Costituzione di “Libertà e Lavoro” fu approvata il 13 aprile 1882 e pubblicata il 2 giugno, anniversario della morte di Garibaldi. Fu un momento storico rilevante per una realtà quale Pignataro Maggiore. La popolazione censita nel 1881 era di 4114 abitanti. “Libertà e Lavoro” fu in grado di direttamente almeno un quinto, e, se si pensa alle famiglie dei soci, almeno la metà. Era impensabile fino a qualche anno prima che il popolo di Pignataro potesse partecipare in maniera consistente alla grande manifestazione per il suffragio universale, tenuta a Capua nel 1883, e soprattutto prendere parte con una propria rappresentanza alla solenne commemorazione di Giordano Bruno nell’anno 1887. Con delibera dell’ 8 settembre 1882 Bartolomeo Scorpio, presidente della Società Operaia di Pignataro Maggiore, gettava le basi della costituzione del “Consolato Operaio Campano”, mirante a legare in un patto di fratellanza tra tutte le Società Operaie di Terra di Lavoro, delineando le linee generali del programma in cinque punti essenziali: a)lega difensiva e offensiva tra tutte le Società Operaie; b) obbligo per ogni Società confederata di prestare aiuto e soccorso al socio di un’altra Società consorella; c) invito rivolto alle Società confederate a partecipare ai lavori agricoli e industriali che una Società intraprendesse per conto suo; d) mutua assistenza nelle disgrazie, nelle sventure, nelle aggressioni o in qualsiasi altra calamità pubblica o privata del proprio Comune e in quelli vicini; e) istituzione di un Parlamento regionale operaio. Lo Statuto fu quello della Società Operaia di Pignataro Maggiore, con alcune integrazioni chieste dalla Società Operaia Ettore Fieramosca di Capua. Al Consolato Operaio Campano aderirono, oltre alla Ettore Fieramosca di Capua, le Società operaie di Pietravairano, Casagiove, SS. Cosma e Damiano, di Minturno, di Visciano, di Bellona, di Sant’Angelo in Formis, diSant’Angelo d’Alife, di Sparanise e della stessa Caserta. Bartolomeo Scorpio fu eletto con votazione unanime primo Presidente del Consolato Operaio Campano. La struttura organizzativa del Consolato Campano era la seguente: ogni Società Operaia sceglieva tra i suoi soci effettivi un deputato, che diventava componente del Consolato, e un vice deputato, che collaborava col deputato e in assenza lo sostituiva. Le sessioni si tenevano due volte all’anno (in primavera e in autunno) e i loro lavori erano approntati dalla Società che in tale anno teneva la Presidenza del Consolato. Un altro strumento importante per la conquista dell’amministrazione municipale, a cui Bartolomeo Scorpio tendeva da tempo, fu la costituzione della ” Banca popolare cooperativa Previdenza e Risparmio.” Nell’anno 1884 si concludeva l’esperienza ventennale da sindaco di Francesco Pratilli, a cui successe il notaio Luigi Vito, la cui giunta, nell’arco di poco tempo, si trovò ad essere composta interamente dagli uomini di Bartolomeo Scorpio, i cui più fedeli erano Salvatore De vita e Nicola Borrelli con suo figlio Francesco, Antonino Villani, che assumeva ruoli di responsabilità nella Banca cooperativa, e Domenico Salerno. Quindi tale assetto in seno al consiglio comunale era il preludio per Bartolomeo Scorpio sindaco. L’esperienza amministrativa di Bartolomeo Scorpio quale sindaco di Pignataro fu di brevissima durata. Eletto nel 1887, Bartolomeo Scorpio si fece notare quale amministratore onesto, ma l’opposizione fu determinatissima. Il gruppo conservatore ne comprendeva la gravità per cambiamenti che avrebbero messo in crisi il consolidatissimo sistema di potere. Bisogna pur riconoscere che il carattere di Scorpio gli fu d’impedimento in quanto, quale sindaco, doveva dialogare con tutti, ma anche da sindaco mostrava sempre la sua versatilità per il ruolo dell’agitatore, facendo altresì intendere che considerava la sua esperienza quale sindaco di Pignataro come conquista per raggiungere obiettivi politici ben più alti. D’altronde era un ambizioso e non aveva mai nascosto di ambire ad avere un ruolo quale deputato e incidere nella realtà nazionale e non in quella locale, che doveva rappresentare per lui il trampolino di lancio. L’evento che comunque pose fine all’amministrazione progressista di Pignataro fu il subìto attentato della sera del 11 settembre 1988, un tentato omicidio che avrebbe costituito la premessa per il suo ritiro dalla vita pubblica a Pignataro Maggiore. Quando fu colpito da diversi colpi di fucili, che fortunatamente andarono a vuoto, Bartolomeo Scorpio era con la moglie e un figlio. Riguardo a ciò, ci furono maldicenze che relazionavano il tentato omicidio ad una inesistente relazione extraconiugale con una donna di cui si vociferava anche il cognome e da cui avrebbe avuto pure un figlio, ma erano solo pure invenzioni per giustificare la gravità dell’atto. Bartolomeo Scorpio, stranamente ingenuo in quel frangente, fece di tutto per dare il destro agli avversari di affossare lui e la società operaia “Libertà e Lavoro”. Infatti, dato il suo carattere irruente e irascibile, la sua reazione fu quella di accusare, tramite una campagna di stampa virulenta, persone senza che avesse alcuna prova. Fu questo davvero un notevole errore, che pagò duramente allorché fu costretto a ritrattare sui suoi giornali tutte le accuse rivolte agli avversari politici. Inoltre il Prefetto decideva di sciogliere nel 1889 la società operaia “Libertà e Lavoro”; il che procurò nell’animo di Scorpio una profonda avversione per Pignataro da fargli decidere di abbandonare temporaneamente il paese. Eppure nel breve periodo di tempo in cui Bartolomeo Scorpio era stato Sindaco di Pignataro Maggiore aveva ricoperto l’incarico con onestà in un ambiente a lui ostile, anche per il forte tentativo del clero locale di screditarlo. Scorpio era altresì inviso al potere centrale. Tuttavia, la conseguenza più grave di tali eventi fu lo scioglimento della società operaia “Libertà e Lavoro”. Anche se una nota del ministero dell’Interno del 27 dicembre 1889 raccomandava al prefetto di Caserta la riconferma di Scorpio quale sindaco di Pignataro, da parte della prefettura si opposero le considerazioni di un consiglio comunale spaccato con fazioni estremamente contrapposte come anche si rimarcavano le idee progressiste di Scorpio, pur riconoscendo allo stesso la dirittura morale di aver amministrato con assoluta onestà. La prefettura di Caserta opponeva a Scorpio la nomina di Alfonso Del Vecchio, giovane e colto notaio di ventisei anni, la cui nomina costituì la premessa per il ritorno al potere del partito clerico-conservatore per un decennio. Alfonso del Vecchio fu sindaco di Pignataro fino al 1994. Sciolta la Società Operaia, Scorpio si allontanò, quindi, temporaneamente da Pignataro Maggiore, conservando dell’attentato un indelebile ricordo con la convinzione di essere ” onorato ” di averlo subìto da un cittadino di Pignataro.

L’impegno successivo di Scorpio si inserisce nel contesto politico di evoluzione del percorso del movimento radicale in Terra di Lavoro e la carriera politica di Scorpio raggiunse il culmine con la candidatura alle elezioni politiche del 1891 nel collegio di Sessa Aurunca. Pur essendo stata l’esperienza politica a Pignataro Maggiore per lui difficile, in relazione soprattutto al tentato attentato subìto e allo scioglimento della Società Operaia, l’impegno politico profuso a Pignataro Maggiorelo lo lanciò verso tale candidatura. Tuttavia, la candidatura alle elezioni politiche del 1891 nel collegio di Sessa Aurunca ebbe come esito una sconfitta e dovette abbandonare il suo sogno di parlamentare e da allora Scorpio non sarà più l’uomo integerrimo e coerente, ma si mostrerà incline al compromesso, conseguenza soprattutto della delusione per aver mancato la sua più ambita occasione. Seguirà Michele Verzillo, che invece era stato eletto deputato per la prima volta nel 1892 nel collegio di Capua, e, in tale periodo, Scorpio ebbe incarichi quale membro della Giunta Provinciale Amministrativa, direttore degli uffici dell’Amministrazione provinciale e Commissario prefettizio in comuni diversi della provincia. Quindi le soddisfazioni non mancarono, ma la sua ambizione non riusciva a fargli apprezzare la valenza di talii ncarichi. In effetti Bartolomeo Scorpio era intimamente convinto di poter svolgere un ruolo politico più gratificante per lui, per tutto quello che aveva precedentemente fatto con la fondazione di una Società Operaia, del Consolato Operaio Campano e della stessa Banca Cooperativa.

Dal 1892 in poi la democrazia radicale attraversò gradualmente, ma in maniera progressiva, una crisi politica e ideale ,con divisioni all’interno, e dalla quale non si riprese più. Michele Verzillo, eletto nel corso della XVI, XVII e più tardi della XXI legislatura del Regno d’Italia, abbandonò in maniera definitiva il Movimento proprio mentre le forze radicali subivano una grave sconfitta nelle elezioni del maggio 1895. In tale occasione venne eletto solo Antonio Gaetani di Laurenzana, il quale si allontanò, come Verzillo, dai radicali, per entrare nel Partito Repubblicano. Si registrava, pertanto, un rafforzamento delle posizioni di Crispi anche in Terra di Lavoro; il che contribuì alla cessazione della pubblicazione del giornale “ La Spira” nel 1894. Mentre sul piano politico il Movimento politico radicale casertano andava declinando, le posizioni al suo interno si delineavano fino ad una contrapposizione che apportava chiarezza in quanto le posizioni di Bartolomeo Scorpio e quelle di Antonio Gaetani si dimostravano ormai inconciliabili. Scorpio finì con l’allontanarsi da quelle che erano le posizioni della democrazia radicale, mentre il giornale “La Spira”, di cui era direttore, giustificava la condotta tenuta in parlamento da Verzillo, che si era avvicinato alle posizioni di Crispi. Un’epoca stava terminando e lo stesso Scorpio non era più il personaggio di un tempo. Era considerato il “factotum” di Michele Verzillo, con un ruolo da comprimario che per lui si mostrava poco gratificante. Essendo Scorpio uomo di Michele Verzillo, era altresì associato in tale periodo storico alla politica giolittiana e non fu difficile in tale contesto storico per le élites tradizionali delle famiglie cooptarlo nel loro disegno di conservazione dello “status quo”. Lo stesso Verzillo del Novecento non era più l’esponente radicale, ma un esponente di rilievo della politica giolittiana nel Sud, e spesso fatto oggetto delle dure critiche da parte del giornale “ La Propaganda” di Labriola. Bartolomeo Scorpio dimostrò chiaramente un’involuzione politica disarmante in merito all’istruzione per gli scolari di Pignataro Maggiore. Proprio in merito alla laicità del sapere e alla promozione sociale, tramite l’istruzione, dei ragazzi in condizione di svantaggio, Scorpio abbracciava e promuoveva le idee élitarie dei notabili pignataresi. Bartolomeo Scorpio si avviava verso il declino politico e non solo. Abbandonato da amici e parenti, assistette all’inesorabile declino delle sue fortune, insieme a quelle del gruppo a cui era legato. Convinto di essere stato protagonista di una vita che non aveva premiato i suoi meriti, gli anni gli apparivano sempre più come una concatenazione di congiure ai suoi danni, tramate da pseudo-amici in un ambiente meschino. Negli ultimi anni di vita si presentarono altresì problemi di salute, in quanto era spesso ammalato, e si ritirò a Pignataro Maggiore nella casa del padre Giuseppe, lasciando l’abitazione che aveva anche a Caserta. Bartolomeo Scorpio, negli anni di solitudine a Pignataro Maggiore, ritornava col pensiero a ciò che aveva rappresentato per Pignataro Maggiore e la provincia di Terra di Lavoro, riuscendo a realizzare la costituzione di una Società Operaia, di un Consolato Operaio Campano e di una Banca Cooperativa. Aveva mancato l’elezione a deputato alle elezioni politiche del 1891 nel collegio di Sessa Aurunca, e pertanto le sue ambizioni erano rimaste ingabbiate in un ambito provinciale di cui si sentiva non appagato per le potenzialità che avrebbe potuto dare alla politica nazionale, di cui pure si era occupato. Quindi, ad un uomo tale, che aveva raggiunto anche il massimo grado nell’ambito della Massoneria, sembrava che la vita avesse sottratto molto e, in relazione ai suoi meriti, tutto gli appariva come una sorta di congiura ai suoi danni. Bartolomeo Scorpio, uno dei protagonisti della democrazia radicale dell’Ottocento, si spegneva a Pignataro Maggiore nel 1923 all’età di 77 anni.

Bibliografia:

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