Don Giuseppe Centore è stato uno dei più apprezzati sacerdoti-poeti della diocesi di Capua, noto non solo nella regione in cui vive. Dopo aver conseguito la laurea in Teologia presso la Pontificia Università Cattolica “San Luigi e la laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Napoli. diventa successivamente direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Capua dove è docente di filosofia e teologia. Varia e molteplice la tematica della vasta produzione poetica di Don Giuseppe Centore, la cui poesia, senza tralasciare i lavori in prosa, ci ha donato nel corso di decenni perle di saggezza non solo prettamente afferenti alla poetica religiosa, ma con un sguardo a mostrarsi sempre attento alle tematiche della condizione umana.
Nella sua raccolta “ Il Sognatore”, il poeta capuano Giuseppe Centore analizza la condizione del poeta, il cui prototipo è, non tanto sorprendentemente, il biblico Giuseppe venduto dai fratelli di cui ci racconta la Genesi. Giuseppe era il più amato da Ismaele, suo padre, alla stessa maniera in cui Dio mostra la sua preferenza per coloro a cui manifesta il dono della poesia. Come a Giuseppe, a cui si prostrarono “ il sole, la luna e undici stelle”, allo stesso modo il poeta percepisce una realtà “ricreata”. Tuttavia, come Giuseppe è destinato a essere ripudiato e odiato fino al punto di essere venduto dai suoi stessi fratelli per venti monete d’argento, tale si mostra a volte la condizione del poeta: “ Ecco il sognatore”- esclamarono i fratelli di Giuseppe- “uccidiamolo”. Il poeta ricorda in particolare, tra i tanti poeti sognatori che hanno trovato la morte da parte dei tiranni, Mandel’stam e Bonhoeffer, non dimenticando altresì i tanti costretti ad ostracismo e forzato silenzio. Tuttavia, quando si tratta di trovare la dimora del poeta per denigrarlo, tormentarlo o addirittura ucciderlo, il suo domicilio è solitamente nelle parole a tal punto che quando “ dice stella” la stella brilla, e niente può oscurare l’essenza dell’ars poetica “ delirio governato, sogno orientato. “
Eppur- citando Robert Frost- il poeta Centore ricorda che “ qualcosa non va, qualcosa manca, in chi vuol far tacere uno che canta”.
In altri frangenti il poeta, il “sognatore” non è altro che uno zimbello per gli altri. Al riguardo non può non emergere la vetta poetica raggiunta da Baudelaire in l’Albatros.
Tuttavia, riguardo a questi ultimi il poeta sognatore si mostra incurante in quanto anche il solo essere saltimbanco della propria anima si mostra gratificante, mentre emerge la consapevolezza che la poesia è il sogno di una realtà ” al di sopra della realtà, espressione suprema dello spirito”, che raccoglie ed esprime in maniera ideale i valori veri dell’anima.