Il culto di Giuseppe Garibaldi negli anni del Fascismo e della RSI

Già prima dell’avvento del Fascismo, Gabriele D’Annunzio aveva intravisto nell’ Eroe dei Due Mondi un “ eroico futurista”, un “ Onnipotente Duce”, un “ intrepido guerriero il cui esempio patriottico avrebbe spinto gli Italiani a sacrificarsi per la causa nazionale”. “Come simbolo della nazione italiana- continua D’annunzio- il culto di Garibaldi era ritenuto tale da trasformare il modo in cui le persone immaginavano i proprio governanti e guardavano alla politica”.

Anche durante il Fascismo Garibaldi fu considerato nel contempo uomo d’azione ed icona politica, dato che aveva impersonato al massimo grado la figura dell’eroe moderno, testimoniando le virtù dell’intrepido combattente che esaltava le virtù del combattente in tutti i tempi: coraggio, generosità, dedizione alla causa, perizia militare e capacità di comando. Inoltre anche per i fascisti Garibaldi impersonava “ l’energia ideale e morale” della politica. Garibaldi è definito “ uomo consensuale”, costruttore dell’unità al di sopra dei partiti e che quindi rientra nel culto da riservare agli “ eroi nazionali dell’impronta conciliatrice”. Quindi un eroe esaltato quale campione dell’Unità, paladino del bene supremo della patria , uomo di pensiero ed azione ideale e morale , come descritto nel volume del 1932 “ Garibaldi. Biografia ed aneddoti pei fanciulli d’Italia” e nel volume “ Fascismo garibaldino” scritto dallo stesso nipote dell’eroe, Ezio Garibaldi, editore anche del mensile “ Camicia rossa. Rassegna mensile di pensiero e azione”.

Nel decennale della Marcia su Roma furono organizzate ogni sorta di celebrazioni dell’epopea dei Mille, da opuscoli patriottici a francobolli , cartoline postali, medaglie , volantini di carattere didascalico e celebrativo , anche se l’ evento più rilevante fu la trasposizione delle spoglie di Anita Garibaldi da Genova a Roma con una cerimonia curata nei minimi dettagli. La tumulazione della donna guerriera, schierata accanto al suo uomo fino all’estremo sacrificio, avviene con tanta enfasi in quanto Anita ha dimostrato di essere degna compagna del “ Condottiere e Cavaliere mitico”, del “ Combattente omerico, il Volontario che ha creato, in ogni modo rinverdito in Italia il florido tronco delle milizie”, come ebbe a dire il Duce.

Con accenti diversi, ma ugualmente esaltanti, sarà l’omaggio che la Repubblica Sociale Italiana tributerà a Garibaldi . La nascita della Repubblica sociale italiana, in corrispondenza con la rottura di continuità istituzionale in favore della repubblica e con il ritorno del fascismo sulle posizioni degli anni antecedenti la Marcia su Roma, introduce un significativo cambio di visione e di esaltazione riguardo alla figura dell’Eroe dei Due Mondi. Infatti da leale suddito della monarchia, negli anni della Repubblica Sociale Italiana si pone l’attenzione sul fiero sostenitore della Repubblica con un particolare accento sul “ patrocinatore degli umili e degli oppressi” e dei diseredati con la “ questione sociale” che fu il suo ultimo anelito. Gli stessi “ ragazzi” della Repubblica Sociale Italiana ritenevano impensabile che la parte avversa dei partigiani potesse prendere il nome di Giuseppe Garibaldi con riferimento alle Brigate Garibaldi.

E’ proprio il Nucleo Propaganda del Ministero della Cultura Popolare della Repubblica Sociale che si rese protagonista di propagandare l’icona repubblicana di Giuseppe Garibaldi. Infatti, tra il marzo e il dicembre del 1944, il suddetto Nucleo pubblica tre album, a tiratura limitata, con materiale divulgativo composto da manifesti, cartoline, opuscoli, francobolli. Elena Pala sostiene che “ per quanto spregiudicato e mistificante sia l’uso politico che il fascismo repubblicano attua della figura del Generale, è chiaro e coerente il profilo che viene proposto quando lo si valorizza in prima persona: campione dell’idea repubblicana, fautore di una rivoluzione sociale, eroe dall’ardire disinteressato”.

Gli stessi organi di informazione della Repubblica Sociale Italiana dedicano tanti articoli alla figura di Giuseppe Garibaldi, evidenziando soprattutto il suo spirito di dedizione “ oltre ogni più prosaico calcolo di convenienza di parte. In particolare è “ Brescia Repubblicana “ ad esaltare le grandi idealità di Giuseppe Garibaldi con diversi articoli, lo spirito nobile di un Giuseppe Garibaldi” repubblicano”, ma che aveva compreso, soprattutto dopo la spedizione fallita di Carlo Pisacane, che non vi era più motivo di dividersi, tra le vari anime protagoniste del Risorgimento. Nell’anniversario della morte, il 2 giugno 1944, non solo da parte di “ Brescia Repubblicana”, era tutto un tripudio di onori, gratitudine, riconoscenza della stampa della Repubblica Sociale Italiana“ al più popolare dei nostri eroi, le cui virtù s’inserirono anche nella storia dei più lontani Paesi, che impersonò gli alti ideali della Repubblica italiana”. Ovviamente vi era l’intento di accostare la figura di Giuseppe Garibaldi al Duce repubblicano, denotando la perennità di valori ideali che Garibaldi incarnava, e a tal riguardo tutto ciò è esemplificamente rimarcato dall’articolo del Corriere della Sera del 2 giugno 1944, il cui titolo è “ Perennità di Garibaldi”.

Bibliografia- Elena Pala- Garibaldi in camicia nera- Mursia- 2011